(Rivista Internazionale - Dicembre 1998: Una svolta epocale - 2/5)
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Honduras. L’azione umanitaria dell’Ordine tempestivamente condotta in Honduras e in Nicaragua a favore delle popolazioni colpite dall’uragano Mitch. Sono intervenuti i membri della Task Force Internazionale del Corpo di Emergenza dell’Ordine (ECOM) coordinata a Bruxelles con un piano di intervento cui hanno preso parte numerosi organismi nazionali dell’Ordine. |
Che i rapporti con la Santa Sede in questi ultimi anni si sono non solo intensificati, ma si sono improntati a una tale reciproca fiducia da produrre questo brillante risultato, con cui definitivamente si cancellano i condizionamenti legati alle tensioni del 1951.
Dal punto di vista politico desidero informarvi nei dettagli su che cosa significano la nuova Carta Costituzionale e il nuovo Codice per l’Ordine, per gli attuali dirigenti, per voi, per tutti quanti i Cavalieri. La svolta data dalla nuova Carta Costituzionale all’Ordine si può senz’altro definire epocale. Infatti con questa Carta Costituzionale cadono tutte le barriere che erano state frapposte alla sovranità dell’Ordine da parte della sentenza cardinalizia che, all’epoca dei contrasti con la Santa Sede, aveva determinato una stretta dipendenza dell’Ordine dagli organi del Vaticano. L’elezione del Gran Maestro doveva essere confermata dal Pontefice, i membri laici del governo dovevano essere dispensati, la Congregazione aveva una serie di competenze molto strette sui fatti dell’Ordine, anche su quelli politici e giurisdizionali. La nuova Carta Costituzionale ha rivisto tutto questo: il richiamo alla sentenza cardinalizia come fonte regolatrice dei rapporti tra Ordine e Santa Sede è stato abolito, mentre, per converso, si è apertamente affermato che la rappresentanza diplomatica dell’Ordine presso la stessa Santa Sede è disciplinata dal diritto internazionale; l’elezione del Gran Maestro è semplicemente "comunicata"; le dispense per i membri laici le dà il Gran Maestro e non vi sono condizionamenti da parte della Santa Sede a quella che è la vita politica e giurisdizionale dell’Ordine (è stata anche soppressa la norma del ricorso alla Cassazione dello Stato della Città del Vaticano), rimanendo la dipendenza soltanto per i membri religiosi e la vita spirituale.
Ecco perché è una svolta epocale. I Paesi che finora non ci riconoscono, certamente non potranno argomentare contro la nostra posizione, dicendo che siamo dipendenti dalla Santa Sede, come per molti anni abbiamo sentito ripetere. Ed è questo il vero significato della Carta Costituzionale, curato dalle commissioni che ne hanno gestito la formazione. Naturalmente al mondo esterno ha interessato di più sapere se i Cavalieri Magistrali potevano o no entrare "in Obbedienza", se alle Dame spettava o no l’Obbedienza e il loro ruolo. Questi però, sono i momenti minori del significato della Carta. La Carta ha ridisegnato il rapporto con la Santa Sede e questo è fondamentale.
Come si è arrivati a tutto questo? Con un cammino certamente lungo nel quale i negoziati sono stati intensi e i rapporti continui. Questo cammino è passato attraverso i seminari, gli incontri latino-americani, i raduni che dal punto di vista politico hanno segnato le tappe dell’evoluzione della necessità della riforma e quindi anche delle riunioni per l’approvazione della riforma stessa.
In tutto questo cammino, dal punto di vista politico internazionale, l’Ordine ha ottenuto ulteriori riconoscimenti, non ultimo quello della sua ammissione, nel 1994, nella qualità di Osservatore Permanente, alle Nazioni Unite e questo ha significato molto, sul piano politico, perchè i contatti delle Ambasciate sono in genere piuttosto lenti, sia nella sfera delle relazioni bilaterali, sia in quella delle relazioni multilaterali.
Il seggio che abbiamo ottenuto alle Nazioni Unite ci permette, invece, di avere in tempo reale un contatto diretto e immediato con 190 Paesi accreditati e questo contatto è rapido. Se c’è un problema, se c’è una necessità, attraverso la nostra rappresentanza alle Nazioni Unite, in 24 ore riusciamo ad avere una risposta dagli Stati, perché gli ambasciatori e i rappresentanti diplomatici alle Nazioni Unite hanno canali preferenziali sul piano delle diplomazie. E’ lì che si svolge il discorso internazionale mondiale, è lì che le risposte si devono dare subito. E questo ha facilitato quei riconoscimenti da parte di altri Paesi, molti ancora in corso, arrivati adesso, appunto, ad ottantuno.
Naturalmente dovremo ancora crescere. Dobbiamo arrivare alla metà più uno dei membri delle Nazioni Unite: questo è il mio impegno politico come Cancelliere. Perché soltanto così noi potremo porre la questione, all’interno delle Nazioni Unite, per passare di livello ed entrare a far parte della categoria degli "Stati osservatori" come la Santa Sede e la Svizzera e ciò anche a prescindere dall’esistenza di un territorio sovrano. Infatti la sovranità dell’Ordine non può basarsi su un lembo di terra o su pochi chilometri quadrati di territorio che nel mondo si possono sempre trovare.
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