D.:Eccellenza, come si
può arrivare nei luoghi, oggi sconvolti da terrorismo e guerra, ad una forma di
convivenza pacifica e produttiva?
R. Tutte le società che si sono confrontate con la guerra
civile, con la repressione, con il terrorismo, hanno la necessità di una
riconciliazione nazionale, che deve avvenire attraverso sforzi politici e
diplomatici. Da più parti si opera con strumenti inadeguati a durare nel tempo:
promesse di immunità, amnistie, in realtà non sono portatrici di stabilità nel
lungo periodo. Una via migliore da seguire è quella di negoziati che, sia pure
utilizzando gli strumenti di garanzia individuali per le parti belligeranti,
creino anche garanzie in materia di diritti umani. Tali garanzie non devono
essere solo bianco su nero, esse si devono accompagnare ad un organismo di
sorveglianza, appoggiandosi, per un lungo periodo, anche ad un sistema
giudiziario efficace, fondato sul rispetto dei diritti umani. La via politica è,
in tutti questi casi, la formazione di un governo multietnico, fondato sul
rispetto del diritto, sull’esistenza di un parlamento rappresentativo, capace
di esercitare il controllo sul governo, perché le norme ed i principi
costituzionali siano pienamente rispettati. Non c’è una soluzione miracolosa che
possa portare la pace. Questa deve essere costruita con l’impegno della comunità
internazionale e con il coinvolgimento delle popolazioni. In questo contesto, E’
però certo che i diritti umani non possono essere una preoccupazione, ma devono
rappresentare una priorità assoluta senza la quale le costruzioni politiche non
possono guardare al futuro e, nel lungo periodo, alla convivenza pacifica.
D.:La Globalizzazione sembra
avere acuito i contrasti nel mondo,ampliandoli in quantità e dimensioni,quali
prospettive hanno gli Stati di rallentare il fenomeno e con quali presupposti
filosofici è possibile costruire un mondo più giusto?
R.: Nella sua Repubblica Platone, pur nel
microcosmo della polis, enunciava uno dei più solidi fondamenti della vita
democratica: “le leggi non favoriscano il vincitore più del vinto ma che siano
uguali per tutti i cittadini». All’alba del terzo millennio il pensiero di
Platone, in materia di convivenza pacifica e produttiva, si rivela di grande
attualità se si pensa ai processi sociali, da quelli economici a quelli
politici, da quelli di integrazione culturale e religiosa a quelli di conflitto
ideologico, che caratterizzano la nostra epoca di globalizzazione necessaria ma
potenzialmente devastante, e di frammentazione in legittimazioni simboliche. La
tutela dei diritti umani come prassi deontologica di una riforma interiore, sia
individuale che collettiva, per un duraturo conseguimento della pace. Forse
utopia?Dietro l’angolo potrebbe esserci la speranza concreta di un mondo
migliore e non la tragedia umana dei nostri giorni.
D.:
L'uomo per la sua natura e per
la sua fragilità è protagonista e destinatario di comportamenti che lo pongono a
confronto quotidianamente con ciò che umano non è. Da questa situazione prende
vita il desiderio di essere umano tra gli umani e di fare dell'umanità lo scopo
dell'esistenza. Sono parole Sue dalla più alta tribuna delle NU che denunciano
lo scandalo della lesione dei diritti umani e i conseguenti rischi per il mondo
intero.
Quanto durerà questa situazione,
Ambasciatore Marullo?
R. Chi difende i diritti dell'uomo certo non
spera di costruire un paradiso terrestre in terra, ma si pone solo come baluardo
per attenuare la dimensione dell'inferno che è per molti la realtà quotidiana.
Non c'è e non ci vuole essere nessun idealismo nel pretendere che l'uomo sia
rispettato. Il mondo nell'invocare il rispetto dei diritti non persegue
concettualmente l'idea di raggiungere un bene supremo, ma invece ha l'idea di
sacrificarsi per resistere a ciò che è contro la natura umana e quindi a quanto
di essa genera il male. Consideri pertanto Lei su quale terreno dobbiamo
muoverci, un terreno costituito dalla realtà concreta in cui le offese e le
minacce al genere umano sono reali: torture, sequestri di ostaggi, umiliazioni,
detenzioni in condizioni disumane.
D. Eccellenza, Lei che ha parlato più volte dalla tribuna dei capi di Stato
all’assemblea generale alle Nazioni Unite, pensa che Queste potranno affrontare
con serenità le sfide che ci sono davanti, o dobbiamo ammettere che la loro
funzione si sta esaurendo?
R. Certamente il ruolo
politico e la capacità di controllare i conflitti, salvaguardando i diritti
umani, oggi appare una funzione in grave crisi e di scarsa efficacia. Le NU
sopravivranno, perché rimangano il luogo in cui gli Stati veramente dialogano ed
aggiungo, in una prospettiva di ampio spettro, che anche i grandi enti delle
Nazioni, incluse le grandi Città dovrebbero avere accesso in una assemblea,
certamente minore, ma di grandissima efficacia per una crescita equilibrata ed
armonica delle società civili.
Il declassamento delle NU e
il suo avvilimento peggiorerebbero la condizioni del mondo e soprattutto dei
popoli. L’ONU non sarà il toccasana del futuro ma potrà fare del bene e quindi
bisogna lavorare perché all’esterno si riconosca sempre di più Suo il ruolo
politico ed all’interno ci si apra a tutte le forme di dibattito possibile, per
grandi entità che hanno capacità di incidere sulla società. La pace del futuro,
anche attraverso l’ONU non dipenderà soltanto dagli Stati, ma anche dai grandi
enti e società private che, dialogando tra loro, proprio in sede di Nazioni
Unite ed in sinergia con gli Stati, potranno offrire programmi di crescita ai
popoli più poveri, allontanandoli dalla tentazione del terrorismo e del crimine.
Grazie, eccellenza per il
tempo che ha trovato, nonostante il riposo estivo ed auguri per il suo lavoro e
la prossima pubblicazione che sappiamo esse proprio dedicata alla sua presenza
all’ONU.
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