Alain Luca intervista l’Amb. Carlo Marullo di Condojanni

Carlo Marullo di Condojanni, giurista ed economista, diplomatico e uomo di cultura, esperto di organizzazioni umanitarie e testimone protagonista  attraverso la sua azione politica dello sviluppo dell’Ordine di Malta negli ultimi venti anni, Spesso in polemica con tutto ciò che appartiene all’immobilismo delle istituzioni di fronte alle emergenze nel mondo ha reso costruttivo anche il suo dissenso nel rigore del rispetto delle norme e dei principi. Una vita divisa tra l’Italia, il Continente Latino-americano gli Stati Uniti e la rappresentanza presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Sempre più frequenti i suoi interventi per alzare la voce sul delicato tema dell’importanza del riconoscimento dei diritti umani, come presupposto al ristabilimento della pace. Lo abbiamo intervistato nella sua residenza romana.

 

Roma 11/06/2005

      D.:Eccellenza, come si può  arrivare nei luoghi, oggi sconvolti da terrorismo e guerra, ad una forma di convivenza pacifica e produttiva?

            R. Tutte le società che si sono confrontate con la guerra civile, con la repressione, con il terrorismo, hanno la necessità di una riconciliazione nazionale, che deve avvenire attraverso sforzi politici e diplomatici. Da più parti si opera con strumenti inadeguati a durare nel tempo: promesse di immunità, amnistie, in realtà non sono portatrici di stabilità nel lungo periodo. Una via migliore da seguire è quella di negoziati che, sia pure utilizzando gli strumenti di garanzia individuali per le parti belligeranti, creino anche garanzie in materia di diritti umani. Tali garanzie non devono essere solo bianco su nero, esse si devono accompagnare ad un organismo di sorveglianza, appoggiandosi, per un lungo periodo, anche ad un sistema giudiziario efficace, fondato sul rispetto dei diritti umani. La via politica è, in tutti questi casi, la formazione di un governo multietnico, fondato sul rispetto del diritto, sull’esistenza di un  parlamento rappresentativo, capace di esercitare il controllo sul governo, perché le norme ed i principi costituzionali siano pienamente rispettati. Non c’è una soluzione miracolosa che possa portare la pace. Questa deve essere costruita con l’impegno della comunità internazionale e con il coinvolgimento delle popolazioni. In questo contesto, E’ però certo che i diritti umani non possono essere una preoccupazione, ma devono rappresentare una priorità assoluta senza la quale le costruzioni politiche non possono guardare al futuro e, nel lungo periodo, alla convivenza pacifica.

 

 

            D.:La Globalizzazione sembra avere acuito i contrasti nel mondo,ampliandoli in quantità e dimensioni,quali prospettive hanno gli Stati di rallentare il fenomeno e con quali presupposti filosofici è possibile costruire un mondo più giusto?   

            R.: Nella sua Repubblica Platone, pur nel microcosmo della polis, enunciava uno dei più solidi fondamenti della vita democratica: “le leggi non favoriscano il vincitore più del vinto ma che siano uguali per tutti i cittadini». All’alba del terzo millennio il pensiero di Platone, in materia di convivenza pacifica e produttiva, si rivela di grande attualità se si pensa ai processi sociali, da quelli economici a quelli politici, da quelli di integrazione culturale e religiosa a quelli di conflitto ideologico, che caratterizzano la nostra epoca di globalizzazione necessaria ma potenzialmente devastante, e di frammentazione in legittimazioni simboliche. La tutela dei diritti umani come prassi deontologica di una riforma interiore, sia individuale che collettiva, per un duraturo conseguimento della pace. Forse utopia?Dietro l’angolo potrebbe esserci la speranza concreta di un mondo migliore e non la tragedia umana dei nostri giorni.

 

 

            D.:     L'uomo per la sua natura e per la sua fragilità è protagonista e destinatario di comportamenti che lo pongono a confronto quotidianamente con ciò che umano non è. Da questa situazione prende vita il desiderio di essere umano tra gli umani e di fare dell'umanità lo scopo dell'esistenza. Sono parole Sue dalla più alta tribuna delle NU che denunciano lo scandalo della lesione dei diritti umani e i conseguenti rischi per il mondo intero.

Quanto durerà questa situazione, Ambasciatore Marullo?

            R. Chi difende i diritti dell'uomo certo non spera di costruire un paradiso terrestre in terra, ma si pone solo come baluardo per attenuare la dimensione dell'inferno che è per molti la realtà quotidiana. Non c'è e non ci vuole essere nessun idealismo nel pretendere che l'uomo sia rispettato. Il mondo nell'invocare il rispetto dei diritti non persegue concettualmente l'idea di raggiungere un bene supremo, ma invece ha l'idea di sacrificarsi per resistere a ciò che è contro la natura umana e quindi a quanto di essa genera il male. Consideri pertanto Lei su quale terreno dobbiamo muoverci, un terreno costituito dalla realtà concreta in cui le offese e le minacce al genere umano sono reali: torture, sequestri di ostaggi, umiliazioni, detenzioni in condizioni disumane.

 

 

 

D. Eccellenza, Lei che ha parlato più volte dalla tribuna dei capi di Stato all’assemblea generale alle Nazioni Unite, pensa che Queste potranno affrontare con serenità le sfide che ci sono davanti, o dobbiamo ammettere che la loro funzione si sta esaurendo?

R. Certamente il ruolo politico e la capacità di controllare i conflitti, salvaguardando i diritti umani, oggi appare una funzione in grave crisi e di scarsa efficacia. Le NU sopravivranno, perché rimangano il luogo in cui gli Stati veramente dialogano ed aggiungo, in una prospettiva di ampio spettro, che anche i grandi enti delle Nazioni, incluse le grandi Città dovrebbero avere accesso in una assemblea, certamente minore, ma di grandissima efficacia per una crescita equilibrata ed armonica delle società civili.

Il declassamento delle NU e il suo avvilimento peggiorerebbero la condizioni del mondo e soprattutto dei popoli. L’ONU non sarà il toccasana del futuro ma potrà fare del bene e quindi bisogna lavorare perché all’esterno si riconosca sempre di più Suo il ruolo politico ed all’interno ci si apra a tutte le forme di dibattito possibile, per grandi entità che hanno capacità di incidere sulla società. La pace del futuro, anche attraverso l’ONU non dipenderà soltanto dagli Stati, ma anche dai grandi enti e società private che, dialogando tra loro, proprio in sede di Nazioni Unite ed in sinergia con gli Stati, potranno offrire programmi di crescita ai popoli più poveri, allontanandoli dalla tentazione del terrorismo e del crimine.

 

 

Grazie, eccellenza per il tempo che ha trovato, nonostante il riposo estivo ed auguri per il suo lavoro e la prossima pubblicazione che sappiamo esse proprio dedicata alla sua presenza all’ONU.