CONVEGNO
Eccellenza Reverendissima, Eccellenza Venerando Gran Priore, Eccellenze,
Confratelli, Consorelle e amici dei Gruppi Giovanili, ringrazio il Gran Priore di Napoli e Sicilia per aver voluto permettermi di
aprire, con una relazione di ampio respiro, sul piano internazionale, questa
occasione di incontro con gli amici dei Gruppi Giovanili, molti dei quali
conosco per l’esperienza che Mons. Scarabelli amabilmente ha voluto ricordare.
Il mio saluto non è semplicemente un’occasione formale, ma è un desiderio di
presenza, che mi ha pervaso al momento in cui ho saputo dell’iniziativa, ed il
piacere di salutare voi tutti, riuniti in questa assemblea, è diventato più forza
di volontà, ed ha fatto sì che io, oggi, sia qui con voi a parlare dei giovani. Il tema che è stato concordato è quello dei Gruppi Giovanili e dei Corpi di
Soccorso dell’Ordine di Malta. Ancora di meglio, direi, i giovani e l’Ordine di
Malta. Dobbiamo andare lontano, e dobbiamo andare al tempo in cui Napoleone arriva
a Malta. I Cavalieri partono. L’Ordine termina la sua funzione storica nel
Mediterraneo. Non è più il baluardo contro i Turchi; va esule e certamente non
ha più i suoi combattenti, non ha più le sue flotte, non ha più la sua
organizzazione difensiva. Passano molti, molti anni e si giunge all’inizio del XX° secolo. L’Ordine,
che nel frattempo aveva peregrinato, giungendo a Roma, riesce a rivivere nel
mondo intero, lentamente ma con grande forza, con il suo spirito umanitario. Accanto ai Cavalieri e alle Dame noi già troviamo impegnati, alla fine
della I Guerra Mondiale, gruppi di volontari a servire secondo i bisogni del
momento. E’ questo il primo momento storico nel quale i giovani delle varie nazioni
si uniscono sotto la bandiera della Croce dalle otto punte, per servire con lo
stesso spirito dei Cavalieri, e per portare avanti i due carismi Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum. Quest’azione non è un’azione nazionale, un’azione che si limita ai Gran
Priorati d’Italia, ma è un’azione che investe tutto il mondo. Ho voluto fare
una ricerca in proposito, e, posso dire, che l’attività di questi giovani, non
ancora istituzionalizzata per autonomia operativa, mantiene, però, la sua
continuità nel tempo e la mantiene nei vari Paesi. Li troviamo nei campi
profughi installati a ridosso dei confini dei Paesi dilaniati da guerre civili;
l’A.C.I.S.M.O.M. si fa carico con Cavalieri, Dame e giovani degli oneri
umanitari nei confronti delle vittime della guerra di Spagna; i tedeschi si
occupano, sul piano delle rivoluzioni, soprattutto quella russa, insieme con
gli austriaci, di portare soccorso; poi, ancora, troviamo le recenti
Associazioni americane impegnate sul problema dell’immigrazione e
dell’integrazione; per le carestie troviamo l’Associazione britannica ed i
Paesi del Commonwealth, impegnati in un modo o nell’altro, sotto la bianca
croce dell’Ordine, sia in Asia sia in Africa. Per non parlare della difesa
dell’Uomo per le calamità naturali, la siccità, la malattia e anche lì troviamo
giovani e Cavalieri dell’Associazione francese in Africa, così come troviamo,
per la lebbra, gli italiani, i francesi e gli irlandesi impegnati in opere di
questo tipo. Sono certamente i predecessori di quelli che poi saranno i Gruppi Giovanili
ed i Corpi di soccorso. Ma se vogliamo dare una data per l’inizio della
presenza del lavoro dei giovani nell’Ordine, questa data è il 1932. Infatti,
sul piano del soccorso internazionale, in dipendenza della Convenzione di
Ginevra del 1927, si fa appello ad élite di organizzazioni di assistenza nel
mondo, tra le quali l’Ordine di Malta, per collaborazione. E certamente
l’Ordine vi risponde e vi risponde attraverso una serie di interventi, uno dei
quali è affidato, ed è documentato, all’Ambulance Unit in Irlanda. E’, quindi,
tra il 1932 ed il 1938, che cominciano ad affacciarsi sul piano della presenza
legittimata dalla propria Associazione o dal proprio Gran Priorato, i giovani
dell’Ordine di Malta. Nel 1953, nasceva il Corpo di soccorso tedesco, fiore all’occhiello non
soltanto dell’Ordine, ma anche della struttura sanitaria della Germania e
perché no, oggi della stessa Europa, riferimento costante delle organizzazioni
internazionali, tra cui le Nazioni Unite, la N.A.T.O. e tutti gli altri organismi
che si occupano di diritti umani. Non sono da meno i Corpi di soccorso francesi, che hanno, insieme con
quelli italiani, austriaci e spagnoli un ruolo determinante nei servizi
umanitari negli anni che sono venuti dopo la II Guerra Mondiale. Non vanno
trascurate le attività spirituali svolte da questi giovani. In Italia, e vengo agli argomenti accennati, nascono i Gruppi e questi
Gruppi Giovanili prendono direzioni diverse: da una parte abbiamo le
Delegazioni ed i Gran Priorati con i propri Gruppi, dall’altro abbiamo la
gemmazione dai Gruppi Giovanili nel C.I.S.O.M.. Il C.I.S.O.M. non è altro che
un Corpo di soccorso che si occupa di tali questioni nel territorio nazionale e
qualche volta sul piano internazionale. Quindi l’Italia, differentemente da altri
Paesi, assume due vesti: una più legata alla spiritualità e all’assistenza
sociale nelle varie sedi delle Delegazioni; l’altra, invece, strutturata in un
vero e proprio Corpo di soccorso. Questa situazione è certamente destinata a protrarsi e ha già dato dei
frutti. Il Gran Commendatore ha accennato nel suo saluto ad alcuni aspetti che
riguardano lo Statuto dei Gruppi Giovanili italiani e nella mia funzione di
Presidente della Commissione per la revisione della Carta Costituzionale e del
Codice, che poi ha soprattutto esaminato le questioni riguardanti gli aspetti
politici, i rapporti col Vaticano e quelli che sono i rapporti con gli Stati,
ho avuto la testimonianza di come i membri stessi della Commissione, la prima
Commissione per la riforma, avessero ben presente l’importanza del movimento
giovanile o dei movimenti in genere sul piano costituzionale dell’Ordine. Ne è
nato l’art. 239 della Carta Costituzionale. Quest’articolo si occupa delle sub
organizzazioni delle Associazioni o dei Priorati per la realizzazione delle
opere dell’Ordine. Ebbene, il futuro delle organizzazioni dell’Ordine deve passare per
quest’articolo. Quindi io faccio appello alle LL.EE. i Gran Priori ed ai
Presidenti delle Associazioni Nazionali perché vogliano considerare e vogliano
guardare ai Gruppi Giovanili come a quel tipo di sub organizzazione (ex art.
239), che vanno affiancate a quelle già esistenti oggi nel mondo. Ben si dice
quando si parla della verticalità del rapporto Gruppo Giovanile, Delegazione,
Gran Priore, ma certamente tutto questo deve essere nell’ambito di questo art.
239, che è l’unico addentellato esistente, fermamente voluto da chi aveva
vissuto l’esperienza dei Gruppi Giovanili, per legittimare una realtà che,
diciamolo forte, dal 1932 ad oggi non ha avuto una vera e propria
legittimazione. Vorrei tornare a
considerazioni generali, prima di chiudere questo mio intervento, e devo ancora
guardare a quella che è l’azione del movimento giovanile, azione che non può
essere rivolta soltanto al soccorso, alla malattia, ai profughi, ma che deve
essere anche di carattere spirituale. I Gruppi Giovanili sono uno dei mezzi
attraverso i quali l’Ordine può svolgere il suo carisma Tuitio Fidei. Infatti, cosa di più si può fare se
non, da parte dei Cavalieri, avviare i giovani, nel maggior numero possibile,
ad un progetto di spiritualità propria, guidata da un sacerdote, che riesca a dare sul piano educativo ed
anche sul piano catechistico, le chiavi per un’adesione, precisa alla pastorale
ordinaria della Chiesa. In questo senso l’Ordine persegue la sua attività sul piano della Tuitio Fidei e dall’altra parte crea un
vivaio. Questo è molto importante. I Gruppi Giovanili ed i movimenti giovanili
si sono oggi, in un certo modo, cristallizzati. I giovani sono sempre meno
giovani, ve ne sono altri che entrano, ma coloro che sono meno giovani
continuano a restare nei Gruppi Giovanili. Questo è un fenomeno che in qualche
modo va regolato, attraverso la creazione di un’organizzazione superiore, dove
chi ha raggiunto il quarantacinquesimo o cinquantesimo anno può confluire,
mantenendo la propria fede all’Ordine o altrimenti trovando uno sbocco dentro
l’Ordine stesso. Perché se ciò non avviene, noi perdiamo una parte del nostro
patrimonio. Infatti, l’investimento che l’Ordine fa attraverso la formazione
dei membri dei Gruppi Giovanili e dei Gruppi di soccorso, sarebbe un
investimento che frutta solo fino ad un certo punto, interrompendosi poi se,
finita la parte del soccorso sul campo, non viene dietro una organizzazione
delle stesse persone che, nel frattempo, hanno acquisito educazione, metodo,
cultura, istruzione sui carismi melitensi per un servizio che può essere di
appoggio agli Organismi tutti dell’Ordine. Ecco, quindi, che io nel chiudere questo breve intervento, lascio questo messaggio:
i Gruppi Giovanili, i Gruppi di soccorso debbono pensare anche al dopo, perché
energie e forze che si sono create sono certamente energie che non vanno
disperse, né certamente possiamo chiedere a coloro che cominciano ad
affacciarsi alla maturità o all’età anziana di doversi qualificare, sul piano
dell’Ordine, sempre come giovani. Vogliamo avere una possibilità di avere
associazioni di amici dell’Ordine, di avere supporter dell’Ordine a diverso
livello, ma certamente non possiamo cristallizzare l’idea dei movimenti
giovanili. Chiudo qui, Eccellenza,
ringraziandola ancora per l’opportunità che mi ha dato per fare queste
considerazioni e per salutare gli amici che sono venuti dalla Polonia, dalla
Gran Bretagna, dalla Spagna, dal Belgio e dagli altri Paesi. Voglio dire loro quanto
orgoglioso sia l’Ordine, il Gran Magistero dell’Ordine, per l’opera che
silenziosamente i giovani e i loro superiori Presidenti delle Associazioni
Nazionali o Gran Priori, attraverso la funzione stessa dei Gruppi Giovanili, svolgono.
Quanto orgoglioso sia io, nell’andare in giro per il mondo, quando vedo
sventolare, portata dai giovani, la bandiera con la croce a otto punte che
certamente è una gloria, ma è anche una grande responsabilità, che portiamo
tutti e che, nel tempo, non potrà che gemmare sempre più per un Ordine che,
come voi oggi vedete, è un Ordine che ha superato la débacle napoleonica e che
assurge più che mai in questo tempo ad un’internazionalità piena, una missione
umanitaria mondiale che non è più quella di un piccolo Stato, in fondo al
Mediterraneo, ma che invece interpreta l’apoteosi di chi lotta e di chi lavora
sul piano umanitario mondiale, con un impero della carità che certamente valica
più di 120 Paesi, un impero della carità e mi piace ripeterlo, che è cosa ben
più grande, ben più duratura di quello che avrebbe potuto essere lo sviluppo
politico maltese nel piccolo scacchiere del Mediterraneo ottocentesco. Siatene orgogliosi e fieri, come lo sono io nel quotidiano servizio all’Ordine.
Rome.
Palazzo Rodi. E.H. the Prince and Grand
Master, together with H.E. the Grand Chancellor (right) and H.E. the Grand
Prior, Ven. Bailiff Fra' Franz von Lobstein, while going to the Palatine Chapel
in Rhodes Palace to celebrate the Holy Mass in occasion of the Feast of Saint
John. |