Il primo approccio é deludente: Malta non entusiasma i Giovanniti. Grande, rocciosa, inospitale, non regge il confronto con Rodi né per clima, né per bellezze naturali e da esperti soldati, si rendono conto di come sia difficile difenderla. Per fortificarla dovranno spendere somme ingenti e quanto sta avvenendo in Europa, non risparmia i loro interessi economici. In pochi anni hanno perduto i possedimenti di Germania e d'lnghilterra e la Riforma e lo scisma creano gravi problemi alle casse del Comun Tesoro.

La peste, intanto, costringe i Gerosolimitani ad abbandonare Viterbo. Il 15 giugno del 1527 raggiungono Corneto, una cittadina poco distante, ma anche il nuovo rifugio si dimostra insicuro. Poi, il 14 novembre, la flotta getta le ancore nel porto di Nizza accolta dal duca Carlo III di Savoia. E' la terza sede dopo Rodi, nella quale i Cavalieri resteranno per quasi due anni in attesa di eventi.

Gli ambasciatori, intanto, proseguono ii loro lavoro e, nel corso del 1528, Fra' Antonio Bosio porta finalmente al Gran Maestro la notizia che Carlo V ha deciso di accogliere le richieste formulate dal Capitolo Generale nel maggio del 1524: l'imperatore concede Malta sgravata da qualsiasi obbligo di fedeltá, ma insiste nell'aggiungere alla donazione la fortezza di Tripoli. Un regalo del quale l'Ordine farebbe volentieri a meno.

E finalmente, il 23 marzo del 1530, a un mese dalla sua solenne incoronazione in San Petronio a Bologna, durante una sosta a Castelfranco Emilia, Carlo V firma la bolla con la quale assegna l'isola alla Sacra Milizia. L'imperatore accetta le condizioni e tra una Messa e il falcone, sceglie quest'ultimo. Qualche mese ancora e il 26 ottobre il Gran Maestro sbarca a Malta e ne prende solennemente possesso. Sette, interminabili anni sono trascorsi dal momento in cui, in una grigia alba invernale, i Gerosolimitani hanno lasciato Rodi. Per i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme detti di Rodi e d'ora in poi detti anche di Malta, inizia un'altra fase importante della loro vicenda storica.

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