Don García de Toledo
viceré di Sicilia
e comandante generale del mare

 

HUGO O’DONNEL
Università di Madrid

avere scelto la figura di don García di Toledo Osorio e il dare su di essa alcune note biografiche, si deve al fatto che la sua personalità racchiude l’archetipo dello stratega e dell’uomo di mare la cui straordinarietà inizia con l’Imperatore e continua durante il regno di Filippo II, nell’ambito del regno delle Due Sicilie e nel panorama del Mediterraneo occidentale.
  Don García fu, contemporaneamente, uomo di azione e letterato, uomo di mare, statista e scrittore di trattati, e dai suoi scritti come dalle sue azioni si possono evincere circostanze che ci collocano nell’epoca turbolenta in cui visse.
  Nacque a Villafranca di Bierzo (Territorio della provincia di Léon) nel 1514, figlio di don Pedro di Toledo Zúñiga e di donna Maria Pimentel Osorio. La sua nobile nascita, la sua brillante educazione e il suo senso di responsabilità in un’epoca in cui bisognava meritarsi l’essere di alto lignaggio, lo portarono ad occupare importantissimi ruoli nell’Amministrazione Reale che sceglieva i più meritevoli tra i più nobili.

Modello di Galera dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme,
da un disegno di Joseph Furttenbach, Ulm 1629,
esposto al “Malteser Museum Mailberg”
dell’omonima Commenda dell’Ordine in Austria.

Model of galley of the Order of St. John of Jerusalem,
from a drawing by Joseph Furttenbach, Ulm 1629,
in the “Malteser Museum Mailberg”
of the Order’s commendam of the same name
Modello di Galera dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, da un disegno di Joseph Furttenbach, Ulm 1629, esposto al “Malteser Museum Mailberg” dell’omonima Commenda dell’Ordine in Austria.
La battaglia di Lepanto. Lo schieramento della flotta cristiana in ordine di combattimento, durante la decisiva battaglia di Lepanto contro l’espansione musulmana.A sinistra in primo piano e al centro le navi dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, molte delle quali allestite ed equipaggiate nei cantieri di Messina, e salpate dai porti siciliani.(Anonimo, XVII, olio su tela).
La battaglia di Lepanto. Lo schieramento della flotta cristiana in ordine di combattimento, durante la decisiva battaglia di Lepanto contro l’espansione musulmana.
A sinistra in primo piano e al centro le navi dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, molte delle quali allestite ed equipaggiate nei cantieri di Messina, e salpate dai porti siciliani.
(Anonimo, XVII, olio su tela).

The battle of Lepanto. The Christian fleet lined up during the decisive fight to stop Muslim expansion.
Left front and centre, ships of the Order of St. John of Gerusalem, many of which had been fitted out in the shipyards of Messina and set sail from Sicilian ports.
(Anonymous, 17th century, oil on canvas).

Don García era fratello di don Fadrique, terzo marchese di Villafranca del Bierzo, dal quale, per mancanza di successori, ereditò i titoli della casa nel 1553: il marchesato di Villafranca, la contea di Peña Ramiro e i domini di Balboa e Matilla di Arzón. Durante la sua vecchiaia aggiunse a questi titoli altri due, acquisiti dalla Regia Camera di Napoli, derivanti dai territori di Fernandina e Montalbán: tali titoli erano rispettivamente un ducato e un principato che don Garcia, in seguito, vincolò, con l’autorizzazione reale, al maggiorasco di Villafranca.
  Portatore dello spirito cavalleresco, in declino ma ancora vivo, fu “comendador” (alto capo) di Azuaga e Monreal nell’Ordine di Santiago.
  Si sposò, come dettavano le regole sociali dell’epoca, con una donna di pari lignaggio: donna Vittoria Colonna, figlia del Duca di Pagliano, dalla quale ebbe otto figli.
  Si intravede, dopo avere esposto questi dati, una figura patriarcale, cosciente di essere erede e portatore di una stirpe.
  Nella sua personalità si coniugano le diverse sfaccettature di uomo di stato, militare e di mare. Riguardo alle prime basta ricordare che fu viceré di Catalogna e di Sicilia e consigliere di Filippo II, oltre che Colonnello Generale della Fanteria spagnola a Napoli e ufficiale agli ordini del suo capo, il Gran Duca di Alba, in ognuna delle sue campagne. Senza dubbio passò gran parte della sua vita come comandante delle galee, raggiungendo, durante questo ruolo, la massima dignità, apportando considerevoli benefici all’arte della guerra nel mar Mediterraneo.
  Per il suo perfezionamento ebbe il migliore dei maestri: Andrea Doria, ai cui ordini stette non solo durante le sue prime esperienze, dall’entrata nell’Armata Reale fino al ruolo di capitano delle due galee di sua proprietà che cedette alla Corona, ma, addirittura, fino al ritiro dell’ormai novantenne Doria da capitano generale del mare. La sua competenza, la sua nobiltà e probabilmente il fatto che Don Pedro, suo padre, fosse viceré di Napoli dal 1532, facilitarono la sua nomina a Capitano Generale delle Galee di Napoli, nel 1535, quando aveva solo 21 anni.

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