Il patrimonio dell’Ordine non fu solo una creazione del potere regio e della alta nobiltà siciliana. Nel Duecento, con la crescita economica, diventano frequenti le donazioni di privati a favore dei cavalieri. Queste, effettuate anche da persone di una modesta e media ricchezza, permisero agli Ospedalieri di consolidare le loro proprietà e di formare dei gruppi compatti di possedimenti. Due fattori contribuiscono a determinare queste donazioni: in primo luogo, la cooperazione economica dei cavalieri con i siciliani di cui una parte consistente apparteneva alla confraternita che associava laici alle attività dell’Ordine; in secondo luogo, i grandi ordini militari beneficiarono di due diversi tipi di donazioni: quelle destinate a finanziare la guerra in Terra Santa e quelle effettuate da persone semplicemente desiderose di dotare di beni la chiesa più vicina alla loro dimora13.
  Il processo ai Templari e la soppressione di quest’ordine, avvenuto nel 1312, rappresentò una buona occasione per gli Ospedalieri di aumentare il loro patrimonio. Il 2 maggio 1312, il Papa concesse infatti i possedimenti templari, eccetto quelli della penisola iberica e della Francia, all’Ordine di San Giovanni14 ed il 15 ottobre 1315 il vescovo di Messina autorizzò gli Ospedalieri siciliani a recuperare il patrimonio del Tempio sull’isola15. Tuttavia il recupero dei beni non fu un processo semplice. Infatti i Templari avevano già perso gran parte del loro patrimonio: varie concessioni effettuate a nome di Federico II a favore del Tempio prima del 1212 non erano mai state confermate dalla Corte siciliana ed i beni dei cavalieri rossocrociati nella regione di Siracusa furono decurtati all’inizio del terzo decennio del Duecento. Inoltre, alcuni nobili della Sicilia orientale andavano costruendo, all’epoca della soppressione dei Templari, piccoli stati territoriali, spesso servendosi di terreni dei loro vicini. Ciò fece si che gli Ospedalieri dovettero lasciare dei possedimenti templari a Rosso Rosso, conte d’Aidone16. L’Ordine di San Giovanni non riuscì a recuperare la maggior parte dei feudi dei Templari, fra cui, ad esempio, il casale di Murro, in seguito proprietà dei Moncada17. Nei territori di Butera, Lentini, Paternò e Piazza Armerina, altri centri dell’Ordine del Tempio, è impossibile seguire il corso degli eventi perchè gli Ospedalieri vi erano presenti già prima del 1315. A Messina, una ripresa è probabile, ma i Templari vi possedevano pochi beni e San Marco, la loro chiesa, già nel 1305 versava in uno stato di semidecadenza18. Si conoscono solo due zone dove gli Ospedalieri effettivamente riuscirono a mettere mano su quello che gli apparteneva: Scordia19 e Caltagirone20.
  Nella seconda metà del Trecento gli Ospedalieri approfittarono del disordine nel regno e si schierarono col partito della famiglia dei Chiaramonte che, come è noto, avevano il controllo su una parte della Sicilia. Fu allora che i cavalieri cominciarono a possedere beni anche a Modica e a Ragusa. Nel 1368 i Chiaramonte diedero loro il diritto di patronato sull’Ospedale di Santa Maria Maddalena d’Agrigento21. Nel 1392, come i Cavalieri Teutonici, anche gli Ospedalieri di San Giovanni parteciparono alla lotta per la corona siciliana. Il gran priore di Messina, Roberto Diana, s’alleò con Artale Alagona il che comportò



[13] H. Nicholson, Templars, Hospitallers and Teutonic Knights. Images of the Military Orders, 1128-1291, Leicester-London-New York 1993, p. 64.
[14] Paris, Archives Nationales, M3, n. 2, B. Barbiche, Les actes pontificaux orginaux des Archives Nationales de Paris, III, Città del Vaticano 1982, n. 2435, p. 83. Un esemplare di questa lettera apostolica era in possesso degli Ospedalieri siciliani (BCP, Qq H 12, f. 489-492 che la fecero autenticare nel 1315 (BCP, Qq H 12, f. 495-497)..
[15] BCP, Qq H 12, f. 494, Pecorella, I Templari nei manoscritti... (come n. 2), p. 53.
[16] L. Sciascia, Le donne i cavalier, gli affanni e gli agi. Famiglia e potere in Sicilia tra XII e XIV secolo (Historica, 6), Messina 1993, p. 195.
[17] G. Silvestri, I capibrevi di Giovanni Luca Barberi ora per la prima volta pubblicati da Giuseppe Silvestri (Documenti per servire alla storia di Sicilia, serie I, 4, 8, 13), Palermo 1879-1890, I, p. 80; G. Stalteri Ragusa, Giovan Luca Barberi, Il “Magnum Capibrevium” dei feudi maggiori (Documenti per servire alla storia di Sicilia, serie I, 31), Palermo 1993, II, pp. 664-669.
[18] BCP, Qq H 12, f. 484..
[19] Il 2 septembre 1326, Palermo, Commenda Magione, 411, f. 129-132; BCP, Qq H 12, f. 164-166..
[20] Vedi Archivio Segreto Vaticano, Instrumenta Miscellanea, 2736; Fodale, San Giovanni in Sicilia... (come n. 1), p. 370-371; M. Mandalari, Ricordi di Sicilia, Catania 1897, p. 13; Gattini, I priorati, i baliaggi e le commende... (come n. 1), p. 144; I. Peri (ed.), Giovan Luca Barberi, Beneficia Ecclesiastica (Università degli Studi di Palermo, Istituto di Storia, Testi e Documenti, 1), Palermo 1962, II, p. 34.
[21] Il 17 gennaio 1368, BCP, Qq H 12, f. 183-184..
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