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GREGORIO CARAFA

Gran Maestro dell'Ordine di Malta

Presentazione del libro al Circolo dell’Unione di Napoli - 2001

 

Epoca di grande transizione sia per l’Ordine di Malta, sia per la comunità internazionale, si rivelò la seconda metà del 1600; un arco storico ripercorso con attento studio filologico e con una preziosa documentazione scientifica da Maria Sirago attraverso le testimonianze di vita di Gregorio Carafa, dal suo “Generalato delle Galere” 1655-1657, con le due splendide vittorie dei Dardanelli nella “Guerra di Candia” contro la crescente espansione musulmana, “alla partecipazione all’organo di governo più importante dell’isola, il Consiglio, nel quale si rese ammirabile” 1658-1680, e durante il quale mise al servizio dell’Ordine la sua lunga esperienza di strategia militare e, non meno, di mediazione politica sia all’interno dell’Ordine stesso, sia nello scacchiere internazionale, in particolare nella logorante “Guerra di Messina” in aiuto agli spagnoli.”

E fu proprio la necessità di risollevare le sorti di Malta, “in una situazione di crisi economica generale”, dovuta anche al “lungo magistero di Niccolò Cottoner, così fervido di opere di architettura, magnifico per fasto e ricchezze”, che spinse i Cavalieri ad “eleggere un uomo dalla forte personalità”, in grado di far fronte alla situazione politica europea, dal nuovo fronte di espansione musulmana aperto in Polonia, alla difesa del bacino del Mediterraneo, alla disperata riconquista dei Balcani.

“La notizia della sua elezione fu accolta favorevolmente da tutte le corti europee, i cui sovrani si affrettarono ad inviare lettere di felicitazioni”, sottolinea la Sirago in virtù dei suoi approfonditi studi documentali e delle sue numerose pubblicazioni che abbracciano in gran parte il XVI e il XVII secolo.

Quell’uomo dalla forte personalità, che “il aime la justice, et la fait excercer fort prontuellment; il à toutes les qualiteés d’un grand Souverain”, non affronterà soltanto il potenziamento delle fortificazioni di Malta, il risanamento economico, ma, oltre ad arginare o a respingere ogni strategia espansionistica musulmana, riuscirà a coagulare intorno alla Sacra Religione gli interessi, spesso discordanti, delle potenze dell’epoca. E’ indicativa la proposta dell’ambasciatore d’Olanda presso la corte d’Austria, protestante, aggiunge l’autrice illustrandone la lettera, in merito alla creazione di un’armata navale cristiana, sotto la bandiera dell’Ordine e il comando dei suoi generali. Era il 1689, Fra’ Gregorio Carafa, nonostante fosse malato e anziano, si pose al servizio dei superiori interessi della Comunità internazionale, potenziando la flotta, raccogliendo nuove milizie, nei carismi della tuitio fidei, dell’obsequium pauperum, nel ritorno simbolico ad una mai dimenticata “casa” spirituale, l’Ospitium di Gerusalemme. Ma il suo viaggio terminò pochi mesi dopo, nel 1690.

L’autrice non indica colui che fu il suo successore, Fra’ Adriano di Wignacourt, un’altra imponente, storica figura di Gran Maestro e di Sovrano. Ma questa è ben lungi dall’essere una lacuna; Maria Sirago lo indica nel contesto dell’elezione di Carafa, dieci anni prima, come a presagio, e certamente come disegno della provvidenza per quella continuità istituzionale che, anche nelle difficoltà della transizione e nelle crisi di identità, indica al Cavaliere di San Giovanni la strada per proseguire il suo viaggio tra le necessità e le sofferenze umane, nella “prosa del mondo” e nell’universale-umano che è anche “poesia del cuore”.