RADUNO MONDIALE DEI CAVALIERI A MALTA

UN DEVOTO PELLEGRINAGGIO UN SIMBOLICO RITORNO

MEDITERRANEAN CONFERENCE CENTRE - 20 OTTOBRE 1989

L’ATTUALITA’  DELL’ORDINE DI MALTA NEL MONDO DI OGGI

 

Altezza Eminentissima, Eccellenze, cari Confratelli, gentili Dame,

la storica circostanza rappresentata dal Raduno Mondiale dei Cavalieri di San Giovanni a Malta, ci fa comprendere come veramente l’Ordine sia assistito dalla Divina Provvidenza, che non ha mai tolto la sua mano protettrice da questo nostro mondo cattolico.

La Divina Provvidenza ha fatto sì che al Soglio di Pietro, in Roma, salisse un Pontefice polacco e così, come un Pontefice polacco è oggi a Capo di Santa Romana Chiesa, un Gran Maestro di lingua inglese, un uomo che conosce l’isola di Malta, che l’ha cerca­ta e ne ha respirato l’aria, è a Capo del nostro Ordine.

Sono due circostanze che non dobbiamo ignorare. Ed è il disegno della Divina Provvidenza che si com­pleta, sottolineando come nella guida della Chiesa e dell’Ordine non esistono barriere, determinate dalle frontiere degli Stati, né dai disegni degli uomini.

Cosa vuol dire tutto questo?

Vuol dire che la Chiesa e l’Ordine, così vicini sem­pre, ieri come oggi, continuano a camminare in una realtà che trascende i limiti contingenti del mondo materiale contemporaneo; e questo non è poco.

Nel voler cercare, dopo questa premessa necessaria, di tracciare brevemente quelli che sono i lineamenti dell’Ordine oggi, (il Presidente De Giorgio, che tanto amabilmente ci ospita, mi ha molto raccomandato che al massimo alle ore 11,45 il mio intervento deve terminare) io vorrei prendere le mosse da quelli che sono i due cardini della ragion d’essere dell’Ordine; da un lato la Spiritualità, la difesa della Fede, e dall’altro la Carità, l’assistenza ai poveri, ai bisognosi, ai ma­lati.

Non vi è dubbio che ieri, proprio a Malta, l’Ordine difendeva con le sue flotte e i suoi Cavalieri, la Cri­stianità dall’attacco del turco; non vi è dubbio che oggi, come ieri, cura nei suoi ospedali e centri di assi­stenza i sofferenti, gli infermi, a prescindere dalla loro nazionalità, dal loro credo religioso o politico, e stato sociale. Oggi come ieri, l’Ordine continua questa missione.

Dal ristretto ambito del Mediterraneo che ha carat­terizzato gran parte della storia dell’Istituzione Gero­solimitana, oggi l’Ordine si muove in un contesto mondiale, ed in questo contesto mondiale è chiamato ad assolvere i suoi due compiti principali: la Tuitio Fidei e l’Obsequium Pauperum: Fede e Carità!

La preghiera è stimolatrice di opere

La "Tuitio Fidei" è certamente uno degli impegni. più importanti che l’Ordine vive ogni giorno, e credo che tutti noi, ed anche i Confratelli che non sono qui con noi, sappiamo e ci rendiamo ben conto di come sia importante procedere nel solco di questa tradizio­ne, nella luce di questo carisma, innanzitutto con la testimonianza personale della Fede.

I Cavalieri di Malta sono impegnati a testimoniare con le loro opere, con la loro azione, con i loro pensie­ri, con le loro parole, con il giornaliero attaccamento alle opere dell’Ordine il loro sostegno a quella Fede che proprio in questa isola ha causato innumerevoli sacrifici eroici, ma che ha anche dato vita ad una grandissima gloria e ad una tradizione che, certamen­te, non si spegnerà nel tempo.

La difesa della Fede è anche preghiera. Ed è questo il messaggio che io sento di dover dare: oggi, come non mai, la Chiesa, l’Ordine, il mondo, hanno bisogno della preghiera, della vita interiore; e questo invi­to alla preghiera rimane per noi tutti un punto fermo.

Confortati dall’altissimo pensiero del nostro Princi­pe e Gran Maestro, non possiamo non rinnovare que­sto invito, che è invito ad una preghiera che sia sti­molatrice delle opere, una preghiera che sia conforto nel momento della realizzazione delle opere, una pre­ghiera che sia consolazione nel momento in cui le avversità ci provano e spesso ci attanagliano, di fronte ai grandi drammi del Libano, dell’America Latina, dell’estremo Oriente, in questo momento, e di altri grandi popoli che hanno incontrato l’Ordine: ed io mi riferisco a quello che è successo in Armenia e ad altre vicende di terre sconvolte dalle guerre e dalle calamità naturali.

Quindi, iniziative come testimonianza personale, preghiera attiva, preghiera-testimonianza per gli altri, invito agli altri a pregare. E, soprattutto, preghiera comune di tutto l’Ordine.

L’umanità sofferente

E adesso passerei ad affrontare l’altro aspetto, che non è meno importante, e cioè l’"Obsequium Paupe­rum".

Ieri come oggi i Cavalieri, nella loro missione, assistevano, come ho detto prima, i pellegrini, i sofferenti, i malati, i bisognosi. Oggi questo impegno è moltipli­cato: l’Ordine è presente in tutti i continenti, l’Ordine è presente nelle zone e nei luoghi in cui più si soffre. Ma quanto soffre questa umanità? Questa è la domanda.

Quanta di questa umanità noi riusciamo a vedere e assistere?

Quali e quante cose intorno a noi avvengono e noi non ce ne accorgiamo?

Ecco, nel mondo dell’Ordine deve esservi la costante preoccupazione di accogliere, di segnalare, di sti­molare, di intervenire affinché il maggior numero possibile delle ingiustizie umane e delle sofferenze umane siano alleviate, confortate.

Certamente, non possiamo pensare di risolvere i problemi dell’umanità; però, se possiamo fare qualcosa, lo dobbiamo fare, e lo facciamo. Ed in questo con­testo io non posso che rinnovare, a nome dell’Ordine, l’invito alle periferie ad individuare i campi di azione, ci cercare gli stimoli, per prospettare delle attività che siano storicamente valide. Noi dobbiamo pensare a quella che era la tradizione di ieri come stimolo per le esigenze del mondo di oggi. All’umanità, che soffre, alle malattie incurabili che affliggono in questo periodo il mondo intero, ai popoli travagliati che aspetta­no sollievo da noi, e lo aspettano da tutte quelle istitu­zioni che, come noi, sono chiamate, in questo mo­mento storico, a cogliere la sfida presente.

Altezza Eminentissima, Eccellenze, cari Confratelli, gentili Dame,

a questo punto, prima di proseguire nel mio discorso, vorrei avere la certezza che da questo Incontro voi riporterete una immagine, sia pur ristret­ta a quel che il tempo può consentire, di quella che è la presenza odierna dell’Ordine nel mondo e nella carità cattolica.

E per questo vorrei cogliere l’occasione di avere in sala qui con noi S.E. l’Ospedaliere Barone Albrecht von Boeselager, il quale, meglio di me, potrà darvi un cenno di quella che è la realtà di oggi, anche alla luce dei recenti interventi in Libano ed in Ungheria, in soccorso dei profughi. Pertanto, nel presentarvelo, prego di venire al mio posto e di continuare, riservan­domi, poi, di proseguire in quello che era il mio originario intervento.

 

Dopo la relazione dell’Ospedaliere, S.E. il Barone Albrecht von Boese­lager, S.E. il Conte Marullo  ha così proseguito:

   Malta. Banca del Sangue. S.A. Em.ma il Principe e Gran Maestro, Fra’ Andrew Bertie, con il Gran Cancelliere, Amb Conte Carlo Marullo, in visita all’Istituto gestito dall’Ordine.

Malta. Blood Bank. H.M.E.H. the Prince and Grand Master, Fra’ Andrew Bertie, with the Grand Chancellor, Amb. Count Carlo Marullo, during a visit to the Institute run by the Order.

 

Dopo questa esposizione, così completa, di quello che è l’impegno dell’Ordine nel mondo della carità e del servizio ospedaliero, non posso sottacere, come sia motivo di grande amarezza per noi tutti, per la nostra Istituzione, il disturbo che i falsi Ordini arrecano nel mondo, approfittando del credito e del fascino della bianca croce ottagona.

Sebbene il nostro Ordine non subisca un danno concreto da tale circostanza, ma ne derivi solo un oscuramento dell'immagine - e questo infastidisce - non vi è dubbio che queste istituzioni caricaturali, le quali, spesso, si ammantano di una ricerca di nobiltà fasulla, siano veramente un fenomeno molto spiacevole; e credo che ancor più spiacevole sia la cir­costanza che, proprio a Malta, alcuni di questi Ordini cerchino spazi e qualche volta riescono anche ad averli. Comunque, la questione non merita che se ne parli più di tanto, e proseguo oltre.

 

 

L’Ordine oggi

Cosa sta facendo l’Ordine oggi? Come si sta prepa­rando all’avvento del duemila? Su questo tema, nello scorso anno, nel mese di dicembre, è stato tenuto a Roma, convocato da Sua Altezza Eminentissima il Principe e Gran Maestro, su iniziativa delle Associa­zioni Nazionali dell’Ordine, un Seminario per le Futu­re Strategie. Da questo Seminario è venuta fuori una serie di risoluzioni, che sono in corso di avanzato esame, e di programmi; questi programmi riguar­dano la spiritualità, l’attività caritativa ed assisten­ziale, riguardano la ricerca dei fondi e, soprattutto, riguardano la protezione civile, branca questa che oggi tende a dare una identità all’Ordine in numerosi Pae­si, direi in diversi Continenti.

Soffermarsi sulle risoluzioni del Seminario sarebbe troppo lungo; se ne parlerà ancora, ci sarà occasione di esaminare queste cose, capillarmente, nelle perife­rie. Quello che, però, è certamente emerso da questo Seminario, devo riferirlo, è il contributo dell’Ordine nel mondo in termini di presenza; ed era impen­sabile che nell’Ordine, nelle periferie dell’Ordine, vi fosse tanto entusiasmo e tanta disponibilità di uomi­ni, che, di per sé sono molto impegnati; questo lo ab­biamo costatato, lo abbiamo visto a Roma con gioia e lo continueremo a vedere nei rapporti quotidiani di questi uomini operanti nei Gian Priorati, nelle Asso­ciazioni Nazionali dell’Ordine, negli Enti Melitensi.

In questo quadro di cose, e con il conforto di que­sta presenza, l’Ordine continua la sua opera e deve continuarla, con le attese della società di oggi. Infatti, nel quadro delle definizioni delle politiche, oggi non si può fare a meno, l’Ordine non vuole fare a meno, di procedere per programmi e strategie, indicando gli uo­mini e fissando i tempi; ed è da questa circostanza che scaturisce, anche dopo questa assemblea, la possibilità della formazione di programmi che promanano dalla unione delle idee che vengono confrontate nelle occasioni nelle quali l’Ordine vive; allora, veramente, i programmi possono avere dei contenuti vali­di e questi contenuti rappresentano la testimonianza dell’Ordine oggi, e in vista del prossimo decennio.

Ma ciò, forse, non basta: bisognerà che, per inizia­tiva del Gran Magistero, anche le periferie compren­dano che i tentativi sporadici, occasionali, non programmati, che non si inquadrano in politiche ben delineate, che hanno una piccola validità locale e che nel contesto dell’Ordine non giocano un ruolo importante, non rappresentano la migliore interpretazione dell’azione dell’Ordine. Allora, pur nel rispetto di queste individualità locali e nel rispetto di ciò che esiste, senza distruggere ciò che esiste, l’Ordine, con le sue periferie, deve andare verso programmi che rappresen­tino una politica ben delineata e che, soprattutto, si muovano anche nell’ambito delle “joint ventures", nel rispetto dei diversi punti di vista; e qualcosa in questo senso già si sta facendo. Questo è il lavoro che, certamente, ci impegnerà nei prossimi anni.

Alla strategia, però, deve seguire un’evoluzione di quella che è l’immagine del Cavaliere; il Cavaliere è un buon Cavaliere quando testimonia la sua Fede, il suo attaccamento all’Ordine e la sua presenza quoti­diana; ma il Cavaliere deve anche, oggi, porsi nel con­testo della sua realtà con molta umiltà, essendo parte­cipe delle istanze che attraverso i quadri dirigenti, se­guendo la struttura piramidale, interpretano la politi­ca stessa dell’Ordine. E allora le periferie si raccordi­no tra di loro nei programmi con il Centro.

Sia l’Ordine un corpo unico, che, nel rispetto dei Gran Priorati, delle Associazioni Nazionali, degli Enti Melitensi, vigili, coordini, assista. Ecco, in questo quadro, io credo che l’Ordine possa guardare con serenità al prossimo decennio; in questo contesto certa­mente gravi saranno le responsabilità, gravi saranno i problemi ai quali l'Ordine sarà chiamato a dare il concorso della propria opera, della propria esperienza. Ma una certezza esiste: ed è la vostra presenza qui oggi, ed è il comune desiderio di dare il contributo del­l’uomo all’uomo. Questa è la vocazione dell’Ordine di San Giovanni, questo è il proposito che noi dobbia­mo porre innanzi a tutto.

Passando oltre, e dovendo ora sottolineare un altro aspetto, non vorrei che sfuggisse il messaggio che da questa assise mondiale promana. Le occasioni, gli in­contri servono per stimolare le idee, per confrontare le opinioni; servono, anche, per cercare un contatto concreto con la realtà. Non facciamo sfuggire, questa occasione di Malta: moltiplichiamo gli incontri, con­frontiamo le idee, cerchiamo di rivederci dopo, in dif­ferenti circostanze ed in luoghi diversi, per progredire in quei discorsi che qui nascono per fare germogliare quei temi che sono le potenzialità di ognuno di noi che è chiamato a svolgere un compito nell’Ordine.

E per coloro che hanno responsabilità nell’Ordine, nelle Associazioni, nella realtà periferica dell’Ordine, è necessario che noi tutti, guidati da Sua Altezza Eminentissima il Principe e Gran Maestro, sappiamo pregare, perché dalla Grazia di questa preghiera, l’azione del singolo sarà forza per tutti; non solo, ma siamo consapevoli tutti noi Cavalieri, chiamati a svolgere un ruolo in questa Istituzione, che il nostro contributo interpreta un momento della nostra vita e della vita dell’Ordine.

In questo momento dobbiamo dare il massimo. Dobbiamo dare il massimo nella consapevolezza che quello che facciamo, nel momento in cui lo facciamo, è assistito dalla Divina Provvidenza; poi, lasceremo le responsabilità, l’Ordine camminerà, gli uomini cambieranno, le responsabilità varieranno nei loro contenuti, ma quel granellino di sabbia che, nel momento del nostro impegno per l’Ordine, è stato portato, quel­lo edifica la Religione di San Giovanni, quello edifica l’impegno ed il contributo che l’Ordine dà nel campo della Tuitio Fidei e dell’Obsequium Pauperum.

Molte cose ancora potrei dire e certamente molte cose potremmo ascoltare; ci sarà, forse, un’altra occa­sione, ed io lo spero, per verificare insieme le opinioni. Comunque resta certo che questo incontro di Mal­ta, nella terra che ci fu patria, lascerà traccia profon­da in tutti noi; una traccia che ci riporta alle origini, e che ci lancia verso un futuro, direi, radioso.

Vogliano la Santa Vergine del Fileremo e San Gio­vanni Battista aiutarci nel proseguire nella nostra missione. Vogliano la Vergine del Fileremo e San Giovanni Battista darci la possibilità, nel grande e nel piccolo, nelle imprese eroiche di oggi e in quelle del futuro, nelle più modeste cose di ogni giorno, permetterci di servire con dedizione, con disinteresse, con fede profonda e con spirito di sacrificio quelli che sono gli ideali melitensi; ideali per i quali l’Ordine, oggi come ieri, continua a vivere; ideali che costituiscono la sua ragione di essere in un contesto che ha sempre più bisogno di fede, di carità, di assistenza.

Altezza Eminentissima, Eccellenze, Con fratelli Carissimi, gentili Dame,

termina qui questo mio inter­vento di servizio e devo ringraziare Sua Altezza Emi­nentissima che mi ha permesso di rivolgere queste pa­role, il Presidente dell’Associazione Maltese e gli ospi­ti, per la semplicità, l’umiltà e l’efficacia di questa riunione, dalla quale personalmente esco edificato, così come, spero, ciascuno di voi. Ritornando nelle ri­spettive sedi potremo allargare i temi di questo incon­tro, parlando e discutendo con i Confratelli dell’Ordi­ne che sono oggi lontani. Ciò sarà utile.

Voglia, Altezza Eminentissima, confortare con il contributo della Sua quotidiana preghiera la nostra opera; voglia, Altezza Eminentissima, aiutarci con il contributo del Suo pensiero, con il contributo della Sua faticosa opera attraverso le Visite di Stato, attraverso il silenzioso lavoro quotidiano e attraverso i contatti pastorali, nella consapevolezza che noi tutti, a tutte le latitudini, siamo coscienti di questo sforzo e combattiamo, con dedizione, al servizio dell’Ordine che Lei con forza ed umiltà guida.

Grazie.

 

  

 

La copertina della Rivista Internazionale dedicata all’elezione del 78° Principe e Gran Maestro dell’Ordine, Sua Altezza Eminentissima il Principe e Gran Maestro Fra’ Andrew Bertie.

Accanto, lo Stemma del Gran Maestro.

Cover of the Rivista Internazionale dedicated to the election of the 78th Prince and Grand Maste of the Order, His Most eminent Highness the Prince and Grand Master Fra’ Andrew Bertie.

Right, the Coat-of-Arms of the Grand Master.