RIVISTA 1992                                                          

 

SI PREPARA IL CAPITOLO GENERALE DEL 1994

Verso la riforma del Codice e della Carta Costituzionale

Come uniformarsi al Vaticano II e al nuovo Codice di Diritto Canonico

La spiritualità, la riorganizzazione delle strutture,

i rapporti con il volontariato cattolico, gli emblemi, le Ambasciate

Intervista con il Presidente della Commissione di studio

 

Il Ricevitore del Comun Tesoro, Conte Don Carlo Marullo di Condojanni, è stato nominato dal Sovrano Consiglio Presidente della Commissione per la riforma della Carta Costituzionale e del Codice.

- A cosa tenderà questa Commissione?

«A suggerire idee precise da sottoporre al Sovrano Consiglio e poi, nel dicembre prossimo, al Seminario delle Strategie per consentir loro di approdare, in un arco breve di tempo, alla formulazione dei testi integrati dei documenti costituzionali del Sovrano Ordine in vista del Capitolo Generale del 1994».

- In quali ambiti?

«Nell’adeguamento delle nostre normative a quelle del Concilio Vaticano II ed alle esigenze scaturite dai lavori della Commissione Strategie. Per quel che riguarda il Vaticano II tenendo presenti, anche le nuove disposizioni del Codice di Diritto Canonico, non ultima quella che prevede una maggiore autorità per i vertici degli Ordini religiosi nei confronti della spiritualità dei singoli membri».

- E su quali linee?

«Quelle in virtù delle quali si riterrà di dover preparare 1’Ordine all’avvento del Terzo Millennio Cristiano consentendo al Capitolo Generale di acquisire in maniera diretta una visione globale degli aneliti che esistono in tutto il mondo e che le nostre norme dovranno interpretare in modo da consentire una maggiore partecipazione di tutti i membri dell’Ordine alla gestione delle opere nel rispetto della tradizione».

- In concreto?

«Intanto risolvendo in via primaria tutte le problematiche emerse al centro e alla periferia sulle interpretazioni delle norme attuali, anche e specialmente di quelle che hanno evidenziato conflitti tra il Codice e la Carta. Poi definendo senza più incertezze le caratteristiche esterne dell’Ordine, come la bandiera e gli emblemi, prive tuttora, pur trattandosi di un problema che coinvolge l’identità stessa dell’Ordine, di un preciso presupposto costituzionale. Infine riorganizzando le strutture, perché quella centrale non è del tutto adeguata agli eventi che si sono verificati in questi ultimi anni con la caduta del Muro di Berlino e i conseguenti maggior impegni nei confronti dei Paesi dell’Est europeo, mentre i quadri interni di servizio sono da rivedere in un’ottica che tenga conto delle speranze di un ampliamento e di un miglioramento dell’organizzazione interna ed esterna dell’Ordine alla luce delle esigenze emerse dai lavori della Commissione Strategie».

- E la spiritualità?

«Per quella dei Professi non c’è nulla da aggiungere, per quella dei membri laici, invece, c’è tutto da scrivere. Su questo è particolarmente atteso il contributo, in itinere, della componente religiosa dell’Ordine. Prevedo, in questo contesto, norme che consentano l’ingresso nell’Ordine solo a persone che abbiano già dato una chiara dimostrazione di sensibilità nei confronti delle nostre finalità e dei nostri principi, ipotizzando per loro una sorta di «noviziato» laico, anche di breve durata, da cui possano trarre tutte le informazioni non solo sull’Ordine in sé ma sullo spirito e le regole con cui aderirvi ed operarvi, ma questi aspetti della riforma, in atto, sono già all’esame di S.A. Em.ma e della componente eminentemente religiosa dell’Ordine, i Cavalieri di Giustizia.

- Ed il carattere nobiliare?

 «Così come l’aspetto religioso-laicale, militare, cavalleresco ed ospedaliero, costituisce un aspetto essenziale della vita dell’Ordine. L’attuale Carta Costituzionale recita «Ordine tradizionalmente nobiliare» (art. 1 par. 1), e certamente questo non messo in discussione».

- Mutamenti all’interno degli organici?

«Più che mutamenti, integrazioni. Bisognerà creare quei supporti operativi che molte cariche e funzioni attualmente non hanno. I successi del presente e le speranze del futuro poggiano sulla luce del nostro passato, infatti, come l’attuale prospettiva internazionale dell’Ordine affonda le sue radici nell’illuminata opera del Gran Maestro Fra’ Angelo de Mojana che promulgò i documenti costituzionali attualmente in vigore, così le norme in esame per 1’adeguamento alle future esigenze onoreranno il pensiero dei legislatori che da Rohan ad oggi hanno codificato i quasi millenari principi melitensi. Bisognerà integrare gli organici degli uffici oggi abbastanza esigui. Infine, ma non per ultimo, bisognerà dotare di strumenti validi la realtà diplomatica dell’Ordine La cui efficienza attuale potrà essere potenziata. In questo ambito andrà anche affrontato e risolto il problema della scelta dei nostri Ambasciatori, secondo una visione coerente e regole precise che ci mettano al riparo da ambizioni cui dopo non seguano, sul piano operativo, risultati validi e concreti».

- Si prevede anche una definizione dei rapporti con il volontariato cattolico?

 «E necessaria e doverosa. Dobbiamo dare una giusta collocazione a tutte quelle forze dell’Ordine che vivono nel mondo e che i nostri documenti costituzionali non prendono in considerazione perché redatti quando la recentissima realtà del volontariato cattolico ancora non esisteva. Dovremo anche affrontare il problema dei Donati, specie di quelli di Giustizia, una classe cui non ci si è ancora rivolti in termini adeguati; e così per quel che riguarda l’inserimento delle Dame nei quadri operativi dell'Ordine, definendo meglio i criteri della loro ricezione che dovrebbe sempre presupporre una partecipazione preliminare ad attività da svolgersi all’interno delle nostre opere».

- Ci saranno collegamenti tra la vostra Commissione e quella delle Strategie?

 “Ci saranno nella misura in cui, per la parte necessaria all’evoluzione pratica delle attività dell’Ordine, dovessero sorgere dei problemi inerenti a scelte precise di carattere operativo. Nei lavori dei prossimi mesi si proporranno di certo delle problematiche di questo tipo che non mancheranno di essere sottoposte al Seminario delle Strategie di dicembre 1993. Sarà lì che si prenderanno quelle decisioni sulle future linee politiche operative di cui solo la Commissione per le Strategie e il Seminario potranno diventare espressione, non rivestendo carattere di esperienza passata e rappresentando invece momenti propositivi frutto preciso del lavoro di questi ultimi anni nel quadro appunto delle Strategie. Ma la parola definitiva spetterà a S.A. Em.ma e al Sovrano Consiglio»

- I tempi e le modalità di questi collegamenti?

«La Commissione per la riforma concluderà il suo lavoro presentando a S.A. Em.ma e al Sovrano Consiglio prima, e al Seminario delle Strategie poi, le proprie risultanze, con le problematiche emerse. Le opinioni del Sovrano Consiglio e del Seminario delle Strategie costituiranno, insieme con le conclusioni della Commissione per la riforma, il complesso dei testi che verranno sottoposti al Capitolo Generale, al quale sarà demandato il compito di insediare una vera e propria Commissione legislativa con l’impegno di discutere in un successivo Capitolo Generale Straordinario appositamente convocato, il testo definitivo da sottoporre poi, una volta deliberato, alla Santa Sede per l’approvazione. Di conseguenza la Commissione per la riforma, che ho l’onore di presiedere, terminerà i propri lavori prima del Seminario delle Strategie ed esaurirà il proprio compito al momento stesso delle decisioni del Sovrano Consiglio e del Seminario».