CONFERENZA CIRCOLO DI ROMA

L’AZIONE INTERNAZIONALE DEL SOVRANO MILITARE ORDINE DI MALTA IN VISTA DEL TERZO MILLENNIO

25 NOVEMBRE 1998

                                                                                                                                                                                               

 

 Roma. S.A. Em.ma il Principe e Gran Maestro, Fra’ Andrew Bertie, con il Gran Cancelliere, Amb. Conte Don Carlo Marullo di Condojanni, e il Generale C.A. Mario Prato, in occasione della consegna della Bandiera al Corpo Militare dell’Ordine, presente il Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi.

 

Signor Presidente,

è per me un motivo di grande soddisfazione avere questa sera qui nell’auditorio S.A. Eminentissima il Principe Gran Maestro, cui rivolgo il mio devoto ossequio, e l’autorevole presenza dei rappresentanti delle missioni diplomatiche, i confratelli e gli amici che stasera sono qui convenuti per ascoltare questa proiezione dell’Ordine verso il terzo millennio, con riferimento alla sua attività internazionale.

A lei, Signor Presidente, debbo esprimere una particolare gratitudine per aver voluto invitarmi e soprattutto per avermi permesso, qui in questa sede, di parlare per la prima volta da Cancelliere dell’attività internazionale dell’Ordine di Malta.

Entrando nell’argomento, vorrei premettere che il mio intervento, la mia presenza qui, non vuole essere quella di un conferenziere il quale viene ad informare, viene ad esporre delle idee, delle prospettive. Io vorrei che questo nostro incontro fosse un incontro di comunicazione, intendendo per comunicazione un contatto bilaterale nel quale io, certamente, passerò dei messaggi, e spero che da parte vostra, al momento opportuno, ci sia la possibilità di interagire, con quella che è stata la mia esposizione, e che anche io, dalla vostra presenza e dalla vostra intelligenza, possa avere quegli stimoli che, in fondo, fanno la ragione del contatto umano dei rapporti interpersonali. Per comprendere l’attività internazionale dell’Ordine oggi e le sue prospettive verso il terzo millennio, è indispensabile fare un sia pur breve cenno a quella che è stata, nel corso della storia, la funzione internazionale dell’Ordine di Malta.

L’Ordine di Malta, che nasce in un momento particolare, allorquando c’era la necessità di difendere i pellegrini che andavano ai luoghi santi, dagli attacchi del tempo, quest’Ordine di Malta nella sua composizione originaria, già accomuna persone che, nel segno della fede cattolica, si uniscono insieme – di nazionalità diverse – per fare questo tipo di servizio. E questa internazionalità di base è certamente l’origine della funzione politica che negli anni l’Ordine ha aggiunto alla sua prima vocazione ospedaliera. E infatti, noi ben sappiamo come, attraverso le vicende politiche, l’Ordine in definitiva era diventato un luogo nel quale i rappresentanti di illustri case regnanti si incontravano per una comune azione di difesa della fede e del Mediterraneo, e si incontravano in una visione nella quale qualche volta gli stessi parenti regnanti erano in guerra tra loro. Una piccola organizzazione, abbastanza occulta ma esistente, di vita internazionale, quasi un prodromo dell’esigenza che poi l’uomo ha avuto di creare degli organismi sovranazionali e multilaterali in genere, capaci di porsi al disopra delle singole questioni, con l’alta missione di cercare delle soluzioni proprio in quei casi in cui, all’epoca, l’unica realtà esistente era quella della forza.

Se noi guardiamo a questa missione che l’Ordine ha portato avanti per molti secoli nella sua sede di Rodi, nella sua sede di Malta soprattutto, noi ci rendiamo conto come questo carattere della internazionalità dei propri membri sia uno dei caratteri che ancora oggi pongono l’Ordine, nel contesto internazionale, in una posizione assai privilegiata e comunque in una posizione nella quale il dibattito interno delle questioni politiche o delle questione umanitarie, assuma connotati e contributi ben più ampi di quelli che possono essere quelli maturati dai singoli stati, dai singoli paesi, che certamente hanno delle forze maggiori, ma molto spesso hanno anche dei legami molto stretti dovuti al contatto con una realtà interna di tipo politico, di tipo corporativo – a secondo dei Paesi – che impedisce una visione adeguata al volgere dei tempi. E allora questo Ordine di Malta, il quale attraverso le sue vicende ha dovuto sopportare la débacle del periodo napoleonico, cui accennava il nostro presidente, quest’Ordine di Malta che con questo suo passato illustre fatto di tante opere, fatto di tante battaglie, fatto di tante azioni diplomatiche, di grandissima vicinanza sempre alla Santa Sede, quest’Ordine di Malta a un certo punto della sua realtà esce veramente distrutto dal ciclone napoleonico. Tutto sembrava che dovesse essere compromesso definitivamente. In realtà quest’Ordine di Malta, per un motivo, per un altro, per l’intervento di S. Giovanni Battista, per l’intervento della Vergine di Fileremo, ha trovato in sé la forza – ed anche la forza veniva dalle circostanze – per fare di quella che era la débacle una origine dell’attuale successo, una vera apoteosi di quella che era la sublimazione degli ideali del servire cristiano e nello stesso tempo dell’aiutare il prossimo. E questo come è avvenuto?

È avvenuto attraverso due momenti fondamentali della storia dell’Ordine. Da una parte la situazione che si era creata liberando l’Ordine dalle pastoie della territorialità. Cosa sarebbe stato l’Ordine di Malta se fosse rimasto un piccolo governo di una piccola isola nel Mediterraneo, piccola isola che ha dovuto affrontare le grandi tempeste dell’ultima guerra mondiale in particolare? Certamente sarebbe stato imbrigliato in una politica basso-mediterranea, con conseguenze certamente limitanti che non avrebbero permesso di raggiungere l’attuale proiezione mondiale. Dall’altra parte un’altra circostanza, una circostanza che può sembrare, diciamo, minima ma che ha avuto un significato profondo: l’Ordine, una volta che andò via da Malta, peregrinò brevemente per alcuni anni e quindi sbarcò a Roma. Ecco, il significato dell’arrivo a Roma dell’Ordine di Malta non è assolutamente trascurabile perché in nessun altro Paese l’Ordine avrebbe potuto trovare quel clima particolare, abbastanza vicino a quello che era la sua origine, clima che gli permettesse di riorganizzarsi. In una relazione di grandissima simpatia, in una relazione di grandissima vicinanza da parte di quello che era il governo dell’epoca, quando l’Ordine arrivò a Roma. E quindi in questa serenità romana il Gran Magistero dell’Ordine ritrova non soltanto i suoi valori, ma trova la sua casa, quel palazzo di Via Condotti che altro non era che l’Ambasciata presso la S. Sede. A Roma dove c'è l’Aventino, che ha un’importanza fondamentale per la storia stessa dell’Ordine.

 

  Roma. Villa Magistrale Aventino. S.A. Em.ma il Principe e Gran Maestro Fra’ Andrew Bertie, con il Gran Cancelliere, Amb. Conte Carlo Marullo, in occasione dell’Udienza del Corpo Diplomatico per la Festa di San Giovanni, Patrono dell’Ordine.

Rome. Magistral Villa. H.M.E.H. the Prince and Grand Master, Fra' Andrew Bertie, with the Grand Chancellor, Amb. Count Carlo Marullo di Condojanni, on the Feast of St. John, receiving in solemn audience the Diplomatic Corps accredited to the Sovereign Order.

 

In queste due sedi extraterritoriali, in questo contesto di una Roma aperta alla avventura dei Cavalieri di Malta, una Roma che ha permesso ai Cavalieri di Malta di muoversi sempre nei sensi del bene, nei sensi della difesa della fede, l’Ordine è rifiorito. Ed è rifiorito sempre più col passare degli anni, tanto da permettere, oggi, di guardare al futuro con grande serenità, non soltanto dal punto di vista della sua esistenza, ma anche da quello della valenza effettiva della sua capacità di realizzare i fini istituzionali e di realizzarli nell’ambito della comunità internazionale.

Cosa c'è voluto per riorganizzare l’Ordine? C'è voluto tanto sacrificio, ci sono state tante ansie, ma c'è stata una ferma decisione: i fini istituzionali dell’Ordine non si toccano. Quelli erano e quelli sono rimasti. E su questo si è costruita l’attuale situazione, una situazione che vede una nuova internazionalità dell’Ordine. Internazionalità della quale io adesso inizio a parlare, avendo fatto questa necessaria premessa.

L’internazionalità dell’Ordine si svolge in due settori, in particolare. Da una parte abbiamo quello della politica estera, politica estera che ha valenza assolutamente diversa, soprattutto da quella che è l’attività internazionale umanitaria dell’Ordine di Malta. Ma le due cose non sono avulse, sono certamente complementari fra di loro. Però la loro valenza è diversa, la parte politica, la vita dell’Ordine è sempre più autonoma, è sempre più indipendente, l’ordinamento giuridico dell’Ordine accentua sempre di più la sua valenza originaria, mentre dal punto di vista umanitario la realtà è quella di uno sviluppo nella cristianità, di uno sviluppo vicino a quella che è l’opera diuturna della Santa Chiesa Cattolica, una fedeltà assoluta a quelli che sono i carismi imposti dal Santo Padre e dalla Chiesa Cattolica che ben si sposano con la funzione autonoma che l’Ordine di Malta persegue da molto tempo sul piano della sua vita politica stessa.

Ed allora analizziamo un momento come si svolgono questi due aspetti della vita dell’Ordine.

Dal punto di vista della vita istituzionale, diplomatica e politica, l’Ordine ha un grande vantaggio: il grande vantaggio è di avere fatto crescere il proprio corpo diplomatico, da quelle realtà minime cui accennava il Presidente, fino ad avere oggi le 81 rappresentanze diplomatiche – e quindi 81 rapporti bilaterali – e la presenza nelle principali organizzazioni internazionali, quindi rapporti multilaterali, tra cui le Nazioni Unite.

In questo contesto, la diplomazia dell’Ordine non è una diplomazia nazionale, quindi l’Ordine ha la possibilità di utilizzare per il proprio servizio diplomatico persone che provengono da mondi diversi, soprattutto persone che hanno avuto responsabilità in diplomazie ed in organizzazioni politiche diverse. E questo è un tesoro, un tesoro che nessuno Stato potrebbe vantare. Infatti, a parte l’arricchimento della vera realtà di pensiero di questo mondo intellettuale che fa parte del patrimonio della diplomazia dell’Ordine, c'è anche la grande possibilità di scambiare ambasciatori nelle stesse aree geografiche, e quindi di permettere contatti che possono avere sicuramente qualcosa di più sulle esigenze del Paese destinatario della presenza diplomatica. È certamente molto più facile comprendere la realtà dell’Argentina per un ambasciatore che viene da un’esperienza diplomatica fatta nel centro del Sud America di quanto non lo sarebbe per un ambasciatore che viene dall’altra parte del continente. Quindi una ricchezza umana nella differenziazione delle culture. E questo è patrimonio.

Dall’altro punto di vista la diplomazia dell’Ordine ha un altro connotato peculiare: non è una diplomazia di carriera, e non lo potrebbe essere. È una diplomazia di élite che tende sempre più – e qui guardiamo al terzo millennio – a professionalizzarsi attraverso una serie di nomine di ambasciatori, che vengono esattamente dalle carriere diplomatiche dei Paesi in cui l’Ordine è presente. E quindi questo è il passo verso il terzo millennio: noi dovremo professionalizzare sempre di più la funzione dei nostri ambasciatori. E questo perché? Perché degli ambasciatori che hanno una loro professionalità, si muovono in un contesto dello Stato certamente in modo migliore, osservando regole certe, definire diplomazia, di quanto non possono fare ambasciatori che, per quanto di alto livello sociale nei rispettivi Paesi, alla fine non hanno il grande bagaglio della cultura che l’ambasciatore di per sé ha acquisito nei suoi anni di formazione e negli anni che lo hanno visto protagonista della vita diplomatica del suo Paese. E quindi è un grande beneficio, un grande patrimonio anche questo, l’esperienza di questi ambasciatori professionisti che noi pensiamo, in vista del terzo millennio, di preferire sempre di più.

Ancora una piccola nota sulla diplomazia dell’Ordine, e quindi sulla sua azione, ed è quella che la diplomazia dell’Ordine non è tanto una diplomazia puramente politica, ma è una diplomazia funzionale. Cosa vuol dire? Vuol dire che, nella maggior parte dei casi, l’Ordine crea l’ambasciata, poi crea il rapporto diplomatico con quei Paesi con i quali sta avviando, o ha già avviato, una cooperazione, e quindi l’ambasciata assume la funzione di strumento di protezione nei confronti delle opere che si svolgono in quel Paese. Pertanto questo è un connotato preciso al quale bisogna guardare quando si guarda allo sviluppo della rete diplomatica dell’Ordine.

Indubbiamente, in questo contesto bisogna anche avere un’attenzione, e l’attenzione è quella che l’ambasciata deve essere intermediaria. E questo è un momento molto delicato. L’ambasciatore non può essere protagonista, non può di propria iniziativa prendere o iniziare attività nel Paese dove rappresenta l’Ordine, in proprio o come opere della diplomazia dell’Ordine. Noi dobbiamo sempre più cercare che le ambasciate siano, in un modo o nell’altro, distanti dalla vita operativa. L’attività nei Paesi deve essere svolta da quelle che noi chiamiamo organizzazioni nazionali, che rappresentano un altro aspetto della vita internazionale dell’Ordine. Le cosiddette associazioni, e prima delle associazioni i vecchi Gran Priorati che ancora oggi portano grande luce, non soltanto sul piano della carità, ma anche sul piano della diplomazia. Se potessi definire i Gran Priorati, li riferirei certamente alla diplomazia occulta dell’Ordine, per tutta una serie di silenzi, per tutta una serie di opportunità che nella vita dei Gran Priorati si sono sempre create e che certamente hanno reso un grande servizio a quella che poi è la diplomazia ufficiale della organizzazione.

E veniamo a questo tipo di rapporto internazionale. Come voi forse sapete l’Ordine, nei Paesi in cui svolge attività, è rappresentato dai Priorati e soprattutto dalle associazioni nazionali. Per l’Ordine sono enti pubblici, enti di diritto pubblico. Questi Gran Priorati e queste associazioni svolgono attività diverse. I Gran Priorati in particolare si occupano della vita spirituale, e le associazioni, in genere, accanto ad iniziative di tipo spirituale per i loro membri, svolgono soprattutto un’azione operativa, un’azione operativa sul piano territoriale, dal punto di vista umanitario, dal punto di vista della beneficenza, della cura dei poveri, degli infermi. Quindi sono bracci operativi nel Paese, e raggruppano i membri dell’Ordine di quel territorio. Ebbene, questa azione internazionale, che è affidata ai Gran Priorati e alle associazioni, rappresenta il secondo degli aspetti, che io ho citato, della vita internazionale dell’Ordine e della sua proiezione sul territorio mondiale. Queste associazioni hanno una base interna di carattere elettivo, quindi non più come per gli ambasciatori, che vengono nominati, ma hanno una base che possiamo definire democratica – e questa cosa è importante, non nuova nell’Ordine di Malta – e attraverso queste associazioni vengono selezionate le priorità negli obiettivi. Ciascuna associazione prende la responsabilità di opere, all’interno del territorio, ma qualche volta anche all’esterno.

 

 

Agrigento. Il Conte Carlo Marullo, con i responsabili del Corpo di Soccorso dell’Ordine in Sicilia, durante una visita all’Autoparco, presenti le autorità militari.

 

È questo un nuovo concetto, il criterio di partnership. Ne abbiamo parlato per la prima volta nell’Ordine di Malta nel mio convegno nel lontano 1988. La partnership è stata la politica ospedaliera dell’Ordine in cui un’associazione, un ente melitense più forte ha preso la responsabilità di un ente più debole. Un’associazione esistente ha fatto sì che se ne creasse un’altra. Un progetto forte ha assorbito altri progetti vicini della stessa natura. Una realtà che naturalmente poteva avere forse uomini, è stata messa al servizio di realtà più modeste. Ed alle associazioni si deve il merito, il grande merito, di aver fatto crescere nella internazionalità, i propri movimenti giovanili. Non a caso, finalmente, negli scorsi anni si è potuto dare vita a quello che per noi è chiamato ECOM, ed è in fondo una federazione di gruppi di soccorso gemmati dalle associazioni e dagli enti dell’Ordine che nel mondo hanno preso la responsabilità del primo soccorso, della protezione civile e in casi specifici, come l’Ungheria, della tutela del flusso degli esuli, dei rifugiati. Ricorderete le bellissime immagini della CNN, che è uscita con la bandiera dell’Ordine che copriva i campi profughi dove i primi ungheresi passavano per andare nella Germania. E questa è storia di ieri. Ebbene, queste associazioni hanno, attraverso questo movimento giovanile, superato le barriere e hanno dato vita ad una vita internazionale di confronto che fino a qualche anno fa non esisteva. Non c'è dubbio che anche questa prospettiva, per il prossimo millennio, dovrà essere tenuta presente e potrebbe anche servire come punto di partenza per un denominatore comune che non riguardi soltanto i membri dell’Ordine, ma che riguardi quei 70.000 volontari che in tutto il mondo sotto la bandiera dell’Ordine servono.

Ma, dicevo, azione internazionale delle associazioni e dei Priorati. Questa attività è estremamente viva ed attiva, anche nei Paesi dove il presidente dell’associazione o il Priore si deve confrontare con una diplomazia ufficiale dell’Ordine. I ruoli potrebbero creare delle difficoltà – qualche volta lo hanno fatto – però questa collaborazione invece risulta estremamente utile allorquando si è impegnati sul terreno operativo e le stesse associazioni ricevono la protezione e la tutela della struttura diplomatica che è nella dimensione di rapporto reale e quotidiano con il governo beneficiario degli aiuti. La diplomazia dell’Ordine, dicevo, passa anche attraverso i Priorati. Istituzioni di tutto rispetto di antica storia e che afferivano a quello che era il sistema delle lingue dell’Ordine, e che hanno segnato momenti di grande gloria, di grande splendore, ma anche momenti di tristissima occasione, di sofferenza, di lutti, e che hanno dovuto sopportare in tempi lontani – ma non sempre in tempi lontani – dure battaglie per sopravvivere e per tenere alta quella che era la loro funzione anche di difesa del patrimonio. Perché i priorati che hanno patrimonio proprio, non potevano, sull’onda politica in diversi momenti, ma anche da ultimo, vendere o svendere, o cedere, o abbandonare il patrimonio, lo dovevano difendere. Perché tra l’altro il patrimonio molto spesso era, ed è, costituito da chiese, e costituito da beni che non sono assolutamente fungibili. E queste battaglie noi le dobbiamo ascrivere al merito dei Priori e ai loro staff che, anche di recente, hanno comunque difeso sul piano pratico l’esistenza stessa della realtà patrimoniale dell’ente che rappresentavano.

Ma non è di questo che io voglio parlare. Io voglio parlare della attività silenziosa, di quella diplomazia occulta che verso il terzo millennio è affidata anche ai Gran Priorati, e senza andare lontano. Voi sapete che in Italia ci sono tre Gran Priorati, e voi sapete come l’Italia sia cara all’Ordine di Malta, e certamente per voi è scontato; l’Ordine di Malta sta a Roma, essendo a Roma, a Roma ci sono i priorati, è una cosa nazionale, siamo tutti qua in Italia, ecc. Non è così, non è assolutamente così. L’Ordine di Malta è l’Ordine di Malta e per l’Ordine di Malta anche l’Italia è estero. È un’associazione, quella che esiste in Italia, è un Priorato, è un’ambasciata.

E questo è un discorso estremamente importante, che non da tutti è colto e che soprattutto non è un discorso scontato. E quindi se da una parte il Magistero dell’Ordine, tuttora internazionale, per la sua politica estera in Italia affida il compito all’ambasciata, e quindi a chi ha le relazioni con l’Italia, è altrettanto vero che ha degli ambasciatori silenziosi, sia nel Priore o nei Priori, sia nelle associazioni, sia in tutti quegli enti pubblici di diritto melitense che per un motivo o per un altro entrano in relazione col territorio, ma soprattutto col popolo.

Quale migliore ambasciatore per Roma del Gran Priore, che penetra nella casa dei Cavalieri, che penetra in quella che è la realtà stessa del significato di appartenenza alla comunità cittadina, o alla comunità del territorio. E dico Roma perché è presente il Gran Priore di Roma, ma potrei farlo anche per gli altri. Una diplomazia occulta che seleziona il gruppo di vicinanza all’Ordine. Una diplomazia occulta che media la durezza dei provvedimenti di carattere politico, che non sempre sono graditi a tutti, e che attenua, e che assume una funzione di snodo nei confronti delle questioni importanti, che spesso sorgono nei paesi, anche in sede di altri priorati. E quindi un’azione che va riconosciuta a questi enti importanti, presieduti da persone che ne hanno la responsabilità , una funzione che per noi è vitale nel rapporto con la qualità umana dei territori dove queste istituzioni operano. E quanta gloria, direi, sul piano politico, per i successi dell’Ordine, quanta gloria, voglio ripetere, per i Priorati che con silenzio e con abnegazione riescono a tenere in un modo o nell’altro le relazioni con l’élite del Paese, quelle relazioni che sono altrettanto vitali nel momento in cui l’élite non è fatta soltanto da una casta sociale ma è fatta da coloro che vivono nel territorio, con posizioni di prestigio, con posizioni che sono di natura culturale, che sono di natura religiosa, che sono di natura politica, che non si possono assolutamente riassumere nella funzione dell’ambasciatore che si limita a tenere il rapporto politico, a inviare gli auguri di Natale, o comunque a fare un ricevimento una volta l’anno. L’ambasciatore non potrebbe mai fare questo tipo di azione internazionale, che invece viene fatta. E lo stesso fanno, forse in tono minore, perché ne hanno una tradizione minore, le associazioni nazionali.

      

 

Alcune proposte di Home Page per il Sito Ufficiale dell’Ordine in Internet

 

Molto spesso l’azione dei presidenti delle associazioni nazionali è analoga a quella dei Gran Priori, che hanno però un vantaggio in più. I Gran Priori hanno le sedi, e quindi hanno la struttura per una propria azione, mentre invece, molto spesso, i presidenti non hanno queste sedi. Noi dobbiamo meditare queste cose, le dobbiamo tenere presenti verso il terzo millennio. Probabilmente dovremo aiutare molte rappresentanze diplomatiche, dovremo aiutare però anche molte associazioni a crescere nel territorio sul piano della loro presenza, che non sia solo di aiuto ma che sia semplicemente un’occasione stanziale per la gestione di una vita parallela a quella politica, che sia essa spirituale ma che sia anche di grande selezione e di grande vicinanza alla realtà dei popoli, perché i popoli si evolvono, non si possono trattare oggi le comunità umane nello stesso modo in cui potevano essere trattate 20 anni fa o 40 anni fa. E in questo la politica dell’Ordine è certamente illuminata e le strategie per il futuro dovranno fornirgli sempre di più i mezzi per avvicinarsi alla vita reale dei Paesi, non a costituirsi torre eburnea, bellissima ma distante, staccata, che comunque essendo staccata è sola, e solo così l’Ordine di Malta certamente nel tempo potrebbe mettere a rischio la sua stessa esistenza.

Un ultimo accenno prima di stimolare il dibattito, se possibile, e questo accenno io vorrei darlo a quella che è la cosa più conosciuta, ecco perché ne parlo da ultimo: l’azione umanitaria. Gli interventi che l’Ordine fa, e soprattutto quella che è la prospettiva di questo tipo di azione umanitaria nel mondo, per i canali, attraverso i canali che io ho annunciato e che su questo piano raggruppo insieme. Perché in fondo è diverso il canale della diplomazia, certamente io l’ho evidenziato, ma è comune lo scopo. Quindi tutte queste azioni si rimettono insieme per poter arrivare a erogare il massimo della carità possibile nel mondo, il massimo della difesa della fede possibile nel mondo, dicevo per canali diversi ma con obiettivo unico, marmoreo, che è sempre lo stesso

Ed allora, se noi vogliamo guardare l’attività internazionale dell’Ordine sul piano umanitario, noi vediamo come la presenza dell’Ordine sia oggi assicurata da opere in ben 40 Paesi; che sul piano degli aiuti in tempo di guerra, recentemente in Bosnia e in altri Paesi, l’Ordine ha erogato per milioni e milioni di dollari, assistenza, gratuitamente e disinteressatamente; che uomini e mezzi sono partiti dai posti più lontani per arrecare suffragio alle persone bisognose colpite da calamità naturali o da eventi eccezionali, come catastrofi, terremoti ed altre cose. Ed allora, tutto questo insieme rappresenta certamente attività internazionale dell’Ordine che deve essere canalizzata.

E cosa ha fatto l’Ordine in questi anni per raggiungere meglio i suoi obiettivi e cosa intende fare a breve? Tutto si risolve in una semplice formula: il mondo è grande, e se noi vogliamo avere un rapporto paritetico nei confronti del mondo, e quindi tenere proporzionalmente impegno alla nostra fede senza creare disparità nelle aree geografiche, noi dobbiamo creare dei centri che prendano per sé la responsabilità delle aree geografiche. E nel 1985 nascono questi centri di coordinamento.

Primo a nascere è quello della Florida, che prende la responsabilità delle aree meridionali dell’America. Organizzazione analoga, anche se non catalogata come tale, si realizza in breve tempo nei confronti dell’Africa. E c'è qui una grossa partnership della Francia. E dall’altra parte un altro international desk si crea con l’azione che il Maltese Hilfsdienst, nostra organizzazione tedesca, svolge prendendo la responsabilità di tutta l’area orientale. Quindi il mondo ha una organizzazione nuova che prima non esisteva e che esce da quelli che erano gli schemi vecchi ed è una organizzazione tendente a capillarizzare il reticolo degli enti. Questo non sempre funziona, non sempre funziona bene, ma bisogna dare il tempo alle cose.

Certamente, è grande soddisfazione per me, e so che il Presidente me ne accennava, accennare a mia volta alla visita che di recente Sua Altezza Eminentissima ha fatto a Cuba. Molti ambasciatori presenti hanno avuto delle note dai rispettivi omologhi del Paese, ma certamente questa visita, che è l’ultima in ordine di tempo, ha avuto un grande significato politico, e il significato politico, non può sfuggire, era quello di supportare con i fatti l’azione internazionale messa in moto dalla visita del Santo Padre. Sull’onda di questa realtà, nella testimonianza di fede e di obbedienza al Santo Padre, come voi avrete appreso dai giornali, l’Ordine di Malta attraverso il suo desk americano ha fatto un grande sforzo, credo il più grande sforzo che si sia verificato negli ultimi tempi in favore dell’isola cubana, che noi rispettiamo moltissimo e con la quale abbiamo relazioni consolidate da molti anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'Avana, Cuba. La Delegazione Ufficiale dell'Ordine guidata da S.A. Em.ma il Principe e Gran Maestro con alla sua destra S.E. il Gran Cancelliere, in visita al Presidente della Repubblica di Cuba, Fidel Castro, il 16 novembre 1998.

Havana, Cuba. The official Delegation of the Order led by H.M.E.H. the Prince and Grand Master together with H.E. the Grand Chancellor (right), visiting the President of the Cuban Republic.

 

Il Gran Maestro ha avuto l’onore e il piacere di consegnare all’isola un aereo con otto milioni di dollari di generi, e soprattutto di medicinali, per quel popolo che è stremato dall’embargo e che certamente non ha responsabilità né colpe ma che ha bisogno di considerazione da parte del mondo intero, perché questa popolazione che noi abbiamo visto è molto dignitosa, è molto composta, è molto ordinata ma ha bisogno di poter vivere, e per vivere oggi non basta più mangiare un po' di farina o avere le banane, bisogna assicurare il minimo della sopravvivenza anche a coloro i quali hanno delle malattie, e certamente queste malattie devono essere curate. Noi tutti, la comunità internazionale, è responsabile oggi più che mai se bambini muoiono per non avere avuto soccorso. E quindi questo è lo spirito dell’aiuto dell’Ordine: servizio e adesione al tema del Santo Padre, ma messaggio al mondo, messaggio politico importante di indipendenza, messaggio che ha voluto significare che noi siamo qui, siamo qui concretamente perché i malati e gli infermi, nella tradizione dell’Ordine, ricevono tutto l’aiuto possibile che noi siamo in condizione di dare.

La curiosità ci sarà certamente, e io voglio soddisfarla anticipando la domanda: è stata una fiammata, è stata un’azione internazionale di supporto alla Santa Sede, ma cosa succederà domani? Ecco, il desk americano, che ha preso la responsabilità di questa cosa e che in altre occasioni, attraverso canali diversi aveva già erogato quattro milioni di dollari a favore di questo teatro, scenario di povertà, soprattutto per quanto riguarda i medicamenti, ha assicurato che continuerà a fare un’azione utile, nello stesso senso di supporto anche a quella che ha svolto fin qui. E io credo che questo sia il migliore messaggio che possa venire al mondo in questo momento: messaggio di internazionalità, messaggio di azione internazionale studiata, programmata secondo obiettivi che sono a questo punto evidenti, messaggio di internazionalità indipendente e di volontà precisa di mantenere fede ai propri ideali. Indegnamente, da Gran Cancelliere dell’Ordine non posso che essere orgoglioso di questi fatti, e non posso che testimoniare a quella che è la gestione dei servizi ospedalieri dell’Ordine il massimo apprezzamento e la massima gratitudine. E gratitudine non posso non esprimere, nel mio piccolo, a tutte le persone che nel mondo fanno questo stesso tipo di lavoro, un lavoro che voi anche nei paesi, gli ambasciatori che non sono originari, hanno visto attraverso voi prospettive diverse.

Credo che una conversazione di questo tipo, che vuole essere comunicazione, deve fermarsi. Ma prima di fermarmi devo dire una cosa che è ultima ma non ultima, ed è un argomento fondamentale: l’azione internazionale del Capo dell’Ordine.

Anche i suoi predecessori hanno sempre tralasciato il proprio benessere, la propria tranquillità – il palazzo magistrale, le residenze magistrali sono sparse per il territorio – sobbarcandosi estenuanti viaggi, spesso faticosi, duri, con alternanze anche di comunicazioni, momenti anche difficili. E attraverso le visite di stato, ma ancor più attraverso le visite ufficiali, dobbiamo rendere atto al Gran Maestro, a Sua Altezza Eminentissima e per lui ai suoi predecessori, che senza le visite del Capo dell’Ordine non ci sarebbero stati gli stimoli per gli organismi stessi dell’Ordine, e non ci sarebbe stato lo sviluppo delle relazioni bilaterali, che hanno tratto forza dal continuo contatto col Gran Maestro, con la sua autorità e soprattutto con il suo esempio, un esempio che in questo caso è modesto, è riservato, è certamente in punta di piedi, ma che testimonia un grande momento di fede e di raccoglimento tutte le volte che una di queste visite si realizza, non ultima quella a Cuba, che poteva sembrare un paese difficile, un paese complicato, per tutto quello che la storia ci ha fatto vedere, ma che invece ancora una volta ha fatto da stimolo ai nostri uomini lì che si occupano delle cose ma soprattutto ha fatto da stimolo a quella comunità che nel territorio certamente da questa visita ha avuto una testimonianza e un impegno.

Quindi, per riassumere, concludendo, attività internazionale sul piano diplomatico, attività sul piano diplomatico bilaterale e attività sul piano diplomatico multilaterale, attività internazionale degli enti melitensi – le associazioni, i Gran Priorati, gli stessi enti, le fondazioni – attività internazionale del Capo dell’Ordine, attività internazionale attraverso le opere. Ebbene, questo è l’Ordine di Malta di questo secolo, questo è l’Ordine di Malta che cercheremo di sviluppare finché avremo forza, nei confronti del millennio che viene.

E poi questo Cavaliere di Malta di oggi, appartenente alle varie classi, che si trova in questa realtà, vediamolo. Vediamolo anche come apostolo di quella che è la vita quotidiana nella famiglia, la testimonianza di vita. Ecco, anche la testimonianza di vita è un messaggio internazionale, e non bisogna tralasciarlo, questo. È un esempio che travalica i confini. Ed il Cavaliere di Malta, che sopporta la vicenda umana, che sopporta il peso del di più che, attraverso l’azione dell’Ordine di Malta, svolge, è certamente uno strumento molto utile, spesso è una chiave. Io a lui, a questo cavaliere di Malta, ipotetico e generico, vorrei tributare in questa sede diplomatica un grande omaggio, perché è bello questo cavaliere di Malta che non ha confini, che non ha barriere e che prende sulle spalle la battaglia del momento, che si impegna per portare aiuto a un terremotato, che si impegna in un’azione politica importante, in una missione, in un negoziato, e che poi, una volta esaurito questo momento del suo servizio, torna al suo posto, ritorna alla sua vita anonima, contento di avere reso questo servizio, ma soprattutto – io lo dico e felici siano quegli uomini i quali lo possono dire – di avere fatto tutto quello che era possibile nel momento in cui sono stati chiamati al servizio, e di avere con la loro testimonianza di vita non demeritato nella comunità di cui fanno parte.

Grazie per questo ascolto e spero che, a parte queste mie parole, ci possano essere degli stimoli che vengano dai vostri interventi e che possano arricchirmi per quelle future occasioni che io potessi avere di rimeditare questi stessi argomenti. Grazie Altezza Eminentissima, grazie Signor Presidente, grazie amici del Circolo di Roma, ai quali voglio anche fare gli auguri perché so che il prossimo anno celebrate il cinquantesimo, e quindi da parte dell’Ordine di Malta e da parte mia personale i più vivi auguri, perché il cinquantesimo che si apre sia quello che voi desiderate.”

 

  Il Prof. Guido de Marco, Presidente di Malta, in Visita di Stato da S.A. Em.ma il Principe e Gran Maestro Fra’ Andrew Bertie, il 16 gennaio 2000 al Palazzo Magistrale in Roma, presente il Gran Cancelliere, Conte Don Carlo Marullo di Condojanni.

 

 Roma. Palazzo Magistrale. Il Presidente della Repubblica Italiana, On. Oscar Luigi Scalfaro, con l'Amb. Conte Don Carlo Marullo in occasione della Visita al Gran Magistero nel dicembre 1993.

Rome. Magistral Palace. The President of the Italian Republic, Hon. Oscar Luigi Scalfaro, with Amb. Count Carlo Marullo during his visit to the Grand Magistry in December 1993.

 
INTERVENTI AL DIBATTITO

L’Ambasciatore di Spagna

“Io ringrazio moltissimo il Gran Cancelliere, che ha fatto una esposizione molto chiara delle diverse frange dell’azione internazionale dell’Ordine di Malta. Lei sa che io ho parlato molto con Vostra Eccellenza della questione di come si deve fare di più e di quella cooperazione che l’Assemblea ha con i Paesi tra i quali  il governo dell’Ordine Sovrano a Roma. Dico questo perché per esempio in Spagna, dove noi abbiamo l’orgoglio di avere come Presidente dell’Ordine anche un antico Ambasciatore, il quale conosce molto bene tutti gli argomenti per mostrare quello che può fare l’Assemblea Spagnola al governo e anche al nostro sistema. E molti degli aiuti del nostro ministero all’estero, soprattutto nei casi degli ospedali, o in America, si è fatto attraverso l’Assemblea Spagnola, e i fondi per la cooperazione. Ma io sono preoccupato, anche come Ambasciatore di Spagna presso il Sovrano Ordine di Malta, in quanto è necessaria maggiore cooperazione internazionale all’interno delle strutture della propria amministrazione nazionale. Allora penso che la Cancelleria dell’Ordine deve studiare un po’ come incastrare una cosa con l’altra, in maniera che questa collaborazione che il governo attua abbia anche un proseguimento, una ripercussione nell’organizzazione della Cancelleria del Grande Maestro.”

Conte Marullo:

“Il tema è estremamente interessante ma estremamente anche attuale. Posso anticipare all’Assemblea che nei prossimi giorni avremo a Malta il primo incontro di ambasciatori dell’Ordine. È la prima volta che si raggruppano tutti insieme, gli ambasciatori. Avverrà a Malta i giorni 4, 5 e 6 di dicembre. Questo è uno dei temi all’ordine del giorno perché è uno dei temi di difficoltà. È un problema questo che si è verificato qualche volta e attiene a due aspetti: uno è quella che è la cooperazione bilaterale ma, in maniera ancora più pesante, sul piano della collaborazione multilaterale.

Certamente il soggetto chiamato a svolgere la cooperazione è in particolare l’Associazione. In tutti i paesi. Perché? Perché l’Associazione ha il carattere della organizzazione non governamentale. Certamente l’ambasciata non potrebbe fare  un lavoro di questo tipo. E quindi è l’organizzazione non governamentale che, in rapporto con la propria ambasciata deve svolgere questo compito operativo. Il coordinamento, però, dovrebbe avvenire attraverso il canale diplomatico.

 

  Città del Vaticano. Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricevuto, il 26 giugno, in udienza solenne S.A. Em.ma il Principe e Gran Maestro, Fra’ Andrew Bertie, insieme con il Sovrano Consiglio, il Prelato dell'Ordine, S.E. Mons. Donato De Bonis e l'Ambasciatore dell'Ordine presso la Santa Sede, S.E. Stefan Felez.

 

Questo è il punto dove noi dobbiamo arrivare. Noi dovremmo emanare una direttiva precisa ai nostri presidenti delle associazioni che, dal punto di vista sostanziale, loro restano gli operativi di questo settore, ma dal punto di vista del canale politico, il rapporto deve avvenire nel rispetto di quelle che sono le rappresentanze diplomatiche che devono avere il loro ruolo, non solo nel negoziato, ma lo devono avere fino al momento della firma dell’accordo di cooperazione. Cosa che non avviene, certamente non sarà forse avvenuto in Spagna, però in molti casi avviene. Devo dire che nella maggioranza dei casi, oggi, l’Ordine non è conosciuto, ed ancora questo ed altro, tuttavia, l’Ordine ha veramente un imponente numero di accordi multilaterali, sul piano soprattutto della Comunità Europea, ed esistono altre cooperazioni bilaterali consistenti. Lì è più facile perché, sul piano comunitario, l’accordo viene gestito attraverso il nostro rappresentante, che comunque ne fa la sintesi.

Non le nascondo, e sono leale, che molto spesso però vi sono enti dell’Ordine, i quali non hanno la caratteristica dell’organizzazione non governamentale, che cercano di inserirsi attraverso tentativi onesti. Ecco, questo è uno dei problemi da regolamentare. Sennò dovremo dire a tutti i nostri ambasciatori che devono o creare, se non esiste, un’organizzazione territoriale per accedere poi alla cooperazione internazionale, o avere quell’associazione che è di base allo strumento, ma entrambi devono operare nel quadro di quello che è l’impegno politico-diplomatico della rappresentanza nel Paese.

Spero che questo soddisfi, ma sia certo, Eccellenza Signor Ambasciatore, che da parte dell’Ordine questo tema sarà molto dibattuto a Malta, dalla quale verranno direttive precise. Grazie della domanda.”

L’Ambasciatore Bottai.

“Lei ha prospettato un Ordine molto proiettato, nel futuro, giustamente inserito, alla soglia del terzo millennio. E mi pare un’idea giusta, un’idea molto giusta. Mi domando se tra le linee attuali, che tanto preoccupano, c’è anche il problema delle immigrazioni clandestine. E l’Ordine che ha un’esperienza umanitaria generale, pensa di potere dare un proprio contributo anche in questo campo?”

MARULLO

“Rispondo subito. L’Ordine non soltanto pensa di dare un contributo, ma questo contributo è testimoniato da fatti diversi nella storia che nel periodo recente, possiamo prendere l’ultimo decennio, riguardano l’esodo dall’Ungheria, i problemi dello Zaire, i campi profughi dello Zaire. E probabilmente, anche, la sua domanda è sollecitata dal fatto italiano. L’Italia oggi subisce questa grande vicenda. L’Ordine di Malta in questa realtà italiana, dal punto di vista dei profughi, è certamente poco presente. Ma lo è, come lei sa, Eccellenza Signor Ambasciatore, a causa dei rapporti non semplicissimi degli ultimi tempi col governo italiano, che ora sembrano avviarsi verso una soddisfacente soluzione.

Lei sa molto bene, meglio di me, perché ne è stato compartecipe e interlocutore ai tempi del mio predecessore, che fino ad oggi l’Ordine di Malta non ha un accordo sanitario con l’Italia. E come si può svolgere un’opera umanitaria se non c'è un accordo sanitario? Come si può far circolare le ambulanze dell’Ordine di Malta se le USL non legittimano l’uso dell’ambulanza sul territorio di competenza? Questo è un problema italiano che non riguarda certamente l’Ordine di Malta nella sua realtà; ma l’impegno per quella che è la vita, l’assistenza alla realtà pura del rifugiato, dell’esule, non solo è vivissimo ma è prioritario. Con l’Italia ormai credo che siamo vicini a una soluzione politica dei nostri problemi, e io spero che proprio per l’Anno Santo le ambulanze dell’Ordine potranno attraversare Roma in occasione dell’assistenza alla vita internazionale presso le basiliche.”

L’Ambasciatore di Cuba

“Brevemente vorrei dire qualcosa. La visita a Cuba è stata per noi un’occasione formidabile. Noi avevamo a lungo parlato della possibilità di questa visita che è stata felicemente realizzata in questi giorni. Devo dire che il governo cubano, le autorità sanitarie e anche la popolazione in generale, che è stata informata attraverso gli organi di stampa, hanno sentito molto la presenza dell’Ordine, nella donazione che è stata presentata, la quale è importante per il suo valore ma che è anche importante per la specificità dei prodotti, molto necessari per l’assistenza sanitaria. Ma anche per una conoscenza più ampia di cos’è l’Ordine, come può l’Ordine attuare, come può agire nelle situazioni particolari.

Abbiamo avuto anche la possibilità di scambiare idee su come possiamo anche organizzare nel futuro la collaborazione in molti campi, trovare nuove vie, ecc. Penso che dobbiamo parlare, che si può continuare una collaborazione nel tempo, ma anche come può collaborare Cuba con l’Ordine di Malta. Posso dire che i colloqui di collaborazione, che hanno avuto luogo durante l’incontro del Presidente con le altre autorità, hanno avuto una valutazione molto positiva nella presenza di Sua Altezza e della sua delegazione ufficiale a Cuba. Siamo molto contenti, c’è stato questo ringraziamento ufficiale per la donazione che abbiamo detto prima, ma anche per la disponibilità, per adesso e per il futuro, anche per la modestia, la sincerità con cui la delegazione ha parlato a Cuba.

È il giusto merito per questa donazione. È stato per noi un momento di molta felicità, avere avuto la possibilità di fare omaggio alla delegazione dell’Ordine che ha potuto incontrare le più alte autorità del Paese, e dire che siamo fieri di questa azione, questo percorso che fa l’Ordine per aiutare quella gente che ha bisogno, senza condizionamenti, senza guardare. La gente ha bisogno, bisogna aiutare. Questo ha fatto dell’Ordine un esempio concreto del lavoro che fanno gli organi internazionali. Grazie.”

MARULLO

“Non è una domanda. Sono sollevato.”

Il Gran Priore di Roma, S.E. il Ven. Balì Fra’ Franz von Lobstein
“Io volevo permettermi di dire pubblicamente, alla presenza di Sua Altezza Eminentissima, ma all’attuale Gran Cancelliere, che l’azione silenziosa, come Ella ha detto, che noi svolgiamo, è molto facilitata dall’appoggio, dalla simpatia, dall’amicizia, dalla stima di Vostra Eccellenza che, ben interpretando le direttive del Gran Maestro, è veramente un punto di riferimento per noi Gran Priori, in particolare della Veneranda Lingua d’Italia. Ma in realtà il suo appoggio alle iniziative, sì, di questo Gran Priore, è antico, è lontano nel tempo perché già quando Ella era soltanto Ricevitore del Comun Tesoro, per esempio – e con questo chiudo – per quanto riguarda l’attività che io subito volli intraprendere di assistenza ai malati terminali e ai bambini malati terminali, trovai in Lei un referente preciso e di grande sostegno ed aiuto. Grazie.”

MARULLO

“Non c'è risposta. Dovrei arrossire, ma...”

Monsignor Castelli

“Volevo ringraziare anch’io per tutto quello che abbiamo imparato oggi pomeriggio. Vorrei tanto sapere qualcosa sull’apporto delle signore nell’Ordine. Abbiamo parlato dei Cavalieri, ma vorrei anche sapere qualcosa di più sulle Dame.”

MARULLO

“Naturalmente quello che io ho detto, parlando dei Cavalieri di Malta, delle opere, assorbe anche l’azione delle Dame dell’Ordine, perché sono in un contesto di operatività assolutamente pari con i Cavalieri nei rispettivi gradi. Si potrebbe forse meditare su questa presenza femminile nell’Ordine. Si potrebbe meditare avendo riferimento a fatti antichi, per vederne poi la proiezione nel presente e nel futuro.

Esistevano, e credo che ancora sopravvivano, delle suore che vestono un abito che si riferisce comunque alla Croce di Malta, non solo a Malta dove io anni fa visitai una di queste case, e lì sembrava, devo dire, che il ciclone di Napoleone e gli anni che seguirono, non fossero mai passati, perché nessuno le toccò e nessuno le oltraggiò, perlomeno che io conosca, e questa atmosfera sembrava proprio sopravvissuta al tempo. Anche in Spagna so che ci sono altre suore. Quindi, questa presenza delle suore è certamente una presenza femminile che è stato un prezioso apporto per le finalità, soprattutto ospedaliere, dell’Ordine.

La proiezione attuale delle Dame ha una valenza diversa, perché mentre lì siamo in una presenza di vincolo religioso, pertanto di voti che impongono una determinata regola, e quindi alla fine sono in una posizione di scelta definitiva di vita, nel caso delle Dame dell’Ordine c'è una chiamata ad un servizio, ma non c'è una predestinazione, e quello che naturalmente colpisce è che queste Dame svolgono servizi molto umili, spesso appartenendo a ceti molto elevati. Queste sono sicuramente delle vie, da una parte, di testimonianza, in qualche caso, di redenzione, in molti casi, di preghiera. Una preghiera silenziosa anche questa, e forse una preghiera diversa da quella dei Cavalieri, ma certamente altrettanto importante, tanto che io ho assistito al crescere di questa devozione femminile nell’Ordine.

Da ragazzo partecipai ai primi pellegrinaggi a Lourdes, ora ci vado in funzioni diverse, comunque ne ho fatti tanti di pellegrinaggi a Lourdes. A un certo punto ho visto comparire nel pellegrinaggio a Lourdes un gruppo di preghiera. E chi c’era in questo gruppo di preghiera? Molte Dame dell’Ordine. Ecco, questo è un aspetto che bisogna considerare, e bisogna vedere come in fondo questa presenza femminile nell’Ordine oggi rappresenti anche un gancio sul piano internazionale, un gancio di rapporto tra una classe sociale privilegiata, che è quella storicamente delle Dame europee, nei confronti di una classe sociale diversa che è quella delle Dame che provengono dai Paesi dove la nobiltà non c’era, non c'è stata, e certamente ha avuto una vita molto limitata. Ebbene, questa interazione tra livelli diversi, è uno degli aspetti che andrà indagato per il futuro, perché rappresenta in molti casi una reciproca fonte di elevazione, che riguarda anche la modificazione dello stesso livello di vita ed atteggiamento di persone che, senza questo incontro, non avrebbero avuto l’opportunità di vedere una realtà diversa. E questa è una cosa molto importante, che nel campo femminile ha una valenza maggiore, perché noi dobbiamo pensare che lì dove c'è la Dama, lì dove c'è un Cavaliere, probabilmente nel tempo ci sarà un figlio, una figlia, qualcuno che comunque si avvicinerà all’Ordine. Ecco, questa testimonianza di omogeneità di comportamenti, di regola, di costume di vita, è certamente una cosa che sarà molto importante per i futuri Cavalieri, quelli che oggi hanno un’età limitata ma che sono stati allevati da una Dama dell’Ordine.

Un altro aspetto che in questo discorso vale – io ringrazio Monsignor Castelli per avermi fatto questa domanda – è costituito dal fatto che la vicenda umana internazionale e la vita di preghiera sono intimamente legate fra loro. E allora, se i Cavalieri, che nel carattere religioso dell’Ordine rappresentano una costanza negli anni, ma rappresentano anche un legame intenso sul piano spirituale e operativo, la presenza delle Dame per altro verso, in continuità con le suore di allora, rappresenta il supporto fondamentale dell’assistenza nella preghiera.

Ecco, questo aspetto forse, nel tempo, andrebbe messo ancora più a fuoco, eliminando tutto quello che, naturalmente, qualche volta noi possiamo pensare, che il Cavaliere o la Dama vestono l’abito per un fatto di distinzione. Per molti che lavorano e che testimoniano con la propria vita la missione che hanno scelto con l’Ordine di Malta, ce ne saranno poche o pochi che ne ostentano il simbolo. Bisogna guardare i molti e non i pochi. Soprattutto bisogna guardare queste Dame e bisogna guardare questi Cavalieri nella loro realtà esterna. Se li vediamo umili, se li vediamo parchi, se li vediamo misurati, se invece di avere una occasione di lusso scelgono un abito più modesto, se questi Cavalieri cercano soprattutto nel silenzio di contrastare il vocio che c'è intorno, di non rispondere a chi li provoca, ecco, questi sono i molti, che io vedo nel mondo, Cavalieri di Malta. Gli altri ci saranno pure, ci sono certamente, ma sono la minoranza. L’organo che naturalmente trascina l’Ordine di Malta è il Gran Magistero. Il Gran Magistero vede solamente i molti e preferisce che i molti siano l’esempio perché anche i pochi si comportino e testimonino, non solo con la vita, ma anche con la presenza, anche con l’aspetto, l’essere Cavalieri di Malta.